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Modulo 6
L’impero tardoantico
2. Gli ultimi Antonini
stoicismo Marco Aurelio: l’imperatore filosofo Alla morte di Antonino Pio l’impero era andato
Corrente filosofica affermatasi in al successore da lui prescelto, il genero Marco Aurelio (161-180). Appena eletto, il nuo-
Grecia nel III sec. a.C., a opera di
Zenone di Cizio, e diffusasi vo imperatore chiese e ottenne che gli fosse associato al trono il fratello adottivo Lucio
successivamente a Roma. Lo Vero (161-169), che governò con poteri quasi uguali ai suoi, ma con minore autorità (era
stoicismo propugnava la libertà e la
dignità dell’uomo e il modello del di nove anni più giovane). Nelle intenzioni di Marco Aurelio, questa novità istituzionale
saggio come individuo capace di doveva rispondere a esigenze di maggiore efficienza, di fronte ai sempre più gravosi im-
contrapporre la serenità interiore ai pegni richiesti dal governo dell’impero. Ma bisogna aggiungere che l’impero collegiale
mali fisici e morali.
era particolarmente gradito al senato, perché sembrava evitare – nella stessa spartizione
del potere tra due Augusti – il rischio del dispotismo. Da giovane, il futuro sovrano era
stato educato da alcuni tra i migliori maestri e intellettuali dell’epoca, e fin da adolescen-
te aveva aderito con entusiasmo allo stoicismo, la filosofia che propugnava la libertà e la
dignità dell’uomo e il modello del saggio come individuo capace di contrastare con la se-
renità interiore i mali fisici e morali. Salito al trono, Marco Aurelio cercò di coniugare le
esigenze del potere a quelle della filosofia, e ispirò la sua politica a princìpi di modera-
† Marco Aurelio
compie una libagione zione e di tolleranza. Un’opera da lui scritta, I ricordi, riflette la sua visione del mondo, il
[Musei Capitolini, Roma]
suo grande amore per la cultura greca, il suo ideale di governo.
Marco Aurelio, passato alla storia
come imperatore filosofo, coltivava, Aggressioni esterne Dalla morte di Traiano (117) in poi l’impero aveva goduto di un
sul piano religioso, una personale
concezione della divinità, fortemente lungo periodo di pace, interrotto soltanto da rivolte locali e circoscritte o da piccoli inci-
ispirata al pensiero stoico; questo denti di frontiera. Per vocazione ed educazione, Marco Aurelio era – come abbiamo vi-
rilievo lo raffigura con il capo velato sto – tutto il contrario di un imperatore guerriero: preferiva la pace, lo studio, l’attività
nell’atto di celebrare un sacrificio di
fronte al tempio di Giove Capitolino. dell’amministratore illuminato. Nei suoi diciannove anni di regno gli toccò invece di af-
frontare diciassette campagne militari, molte delle quali estre-
mamente impegnative.
I primi anni del suo governo furono segnati dall’aggressività dei
Parti. All’indomani della sconfitta di Crasso a Carre (53 a.C.), i
rapporti tra Romani e Parti erano stati caratterizzati da un alter-
narsi di momenti di pace e di guerre, di incursioni e di ritirate dal-
l’una e dall’altra parte. Nel 161, i Parti, ritenendo che Roma non
fosse in grado di rispondere con efficacia al loro assalto, occupa-
rono alcuni territori romani lungo il confine orientale. La reazio-
ne romana fu invece sorprendente e si manifestò con una rapida
e incisiva spedizione nel cuore del loro territorio (162): la scon-
fitta definitiva dei più pericolosi nemici dell’impero sembrava
davvero imminente. Ma ancora una volta l’imprevisto ebbe un
ruolo decisivo: un’epidemia che infuriava da qualche tempo tra i
Parti contagiò anche le legioni romane. I soldati, vittoriosi sui
campi di battaglia, soccombevano a migliaia, sconfitti da un ma-
le misterioso e inesorabile, mentre giungevano notizie sulla dif-
fusione del contagio in alcune province romane. Si trattava della
prima peste bubbonica nella storia del mondo mediterraneo:
una malattia terribile, la cui origine era ignota e contro la quale la
medicina dell’epoca era impotente [®Medicina e salute a Roma,
p.499]. Marco Aurelio e Lucio Vero furono costretti a ritirare le
loro truppe dal territorio partico (165).
Furono anni difficili: proprio in quel periodo infatti la guerra in-
furiava altrove. L’impegno profuso nella campagna partica ave-
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