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P1_Modulo01.qxp  19-02-2010  13:00  Pagina 35











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                                                                        la preistoria


                             n importante storico italiano, Carlo Ginzburg, ha paragonato l’attività dello storico a quella del  Che cosa
                         Ucacciatore. Come il cacciatore, lo storico studia le tracce, lasciate intenzionalmente o no dalle  significano
                         sue «prede», e le trasforma in indizi, prove, utili alla ricostruzione di una storia. Anzi, egli è arrivato  le pitture parietali?
                         a supporre che la stessa invenzione del «racconto» di tipo storico sia opera dei cacciatori preisto-
                         rici, che ebbero per primi la necessità di studiare gli spostamenti e le vicende che accadevano agli
                         animali.Ma di questi «racconti» non è rimasto nulla,poiché le culture preistoriche non hanno lasciato  Chi dipingeva
                         testimonianze scritte. Gli studiosi di preistoria possono dunque contare soltanto sulle testimonianze  e scolpiva
                         «materiali».                                                                       sulle rocce?
                         La questione è tutta qui: la stragrande maggioranza delle attività umane, per diversi motivi, non ha
                         lasciato tracce durevoli. Inoltre, gli agenti atmosferici e altri eventi hanno, col tempo, cancellato gran
                         parte di ciò che è stato prodotto.
                         Gli studiosi di preistoria, per ovviare a questo limite, nel corso degli ultimi cinquant’anni, hanno via
                         via perfezionato e adattato ai loro scopi metodi e pratiche importati da altre scienze: per esempio,
                         la «paleobotanica» (studio dei vegetali fossili) e la «paleozoologia» (studio dei resti animali) ci infor-
                         mano sui regimi alimentari, sull’uso di strumenti, sulla disposizione dei gruppi umani nello spazio,
                         sui climi; lo studio dei reperti umani ossei, invece, ci permette di ricostruire malattie, incidenti, in
                         qualche caso veri e propri stili di vita; con la geologia e la chimica i metodi di datazione si fanno
                         sempre più precisi; i modelli matematico-statistici ci consentono di ricostruire spostamenti, curve
                         demografiche, dati economici; ecc. Dunque nuovi dati, nuove «tracce», nuovi oggetti si aggiungono
                         all’indagine dello storico. Si formulano così sempre nuovi interrogativi.
                         Uno dei problemi più difficili e affascinanti è l’interpretazione delle «pitture» preistoriche.
                         Perché le pitture erano collocate in molti casi in caverne buie e inaccessibili? Erano intenzional-
                         mente riprodotte solo in quei luoghi oppure, come sembra accertato, si dipingeva un po’ dapper-
                         tutto, anche sui corpi, sugli alberi?
                         Le rappresentazioni di animali sono sempre «scene di caccia»? Anche quando si è accertato che gli
                         stessi animali disegnati non vivevano in quei luoghi? Come è possibile? [®DOC1-5]
                         I disegni hanno stilizzazioni precise, non sono «infantili», e dunque rappresentano scene concrete o
                         astratte? Le frecce sono sempre armi oppure simboleggiano qualcos’altro? E cosa significano i cer-
                         chi, i quadrati, le linee, le mani? Quando e perché gli uomini hanno sentito l’esigenza di rappresen-
                         tare lo spazio inteso in termini geografici? [®DOC6-10]
                         Vi era un gruppo di persone adibito a realizzare le pitture oppure si tratta di una attività comune, dif-
                         fusa, svolta da tutti i membri del gruppo?
                         Le pitture sono funzionali ad attività sociali pratiche, economiche, religiose, [®DOC11-16], oppu-
                         re soltanto estetiche e decorative?
                         In questo dossier proviamo a formulare insieme qualche ipotesi.
                         Intanto bisogna sapere che sul significato della maggior parte delle forme artistiche,così come sulle
                         motivazioni degli artisti,il dibattito fra gli archeologi è ancora aperto e ci sono pochissime certezze.
                         I dipinti possiedono alcune caratteristiche in comune con le prime forme di scrittura: un senso «me-
                         taforico» (un segno è usato per rappresentare qualcos’altro),oppure lo scopo di memorizzare infor-
                         mazioni (per esempio legate al tempo, alle stagioni, alle fasi lunari) o di contabilizzarle (per calco-
                         lare quantità o distanze nello spazio). Ma ci sono anche alcune differenze: mentre la scrittura rac-
                         conta un evento (infatti i suoi segni hanno un inizio e una fine), i dipinti, tranne che in rarissime ec-
                         cezioni [®fig.p.26], sono per lo più statici, slegati gli uni dagli altri.
                         Dunque l’arte preistorica è all’origine di due tra le forme di comunicazione più diffuse e potenti che
                         gli uomini abbiano mai inventato: rappresentare immagini e scrivere lettere o parole.










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