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DOSSIER «Roma
caput mundi»
Come si viveva e rovine delle città romane ci trasmettono spesso un’immagine di ordine e di solennità. Ma la
Lrealtà era molto diversa. Roma era la città più popolosa dell’antichità, abitata da una gran mas-
nella Roma
imperiale? sa di disoccupati [®DOC9]. Il sovraffollamento rendeva particolarmente urgente il problema del-
l’insufficienza degli alloggi. I prezzi degli affitti erano alle stelle [®DOC10], mentre la loro abitabi-
lità era piuttosto precaria: lo sviluppo in altezza delle abitazioni continuò e le insulae, palazzoni co-
struiti perlopiù in legno,erano facile preda degli incendi [®DOC11].Le strade,di giorno,erano ve-
ri e propri alveari umani, affollate e rumorose, tanto da apparire, a chi non riusciva ad attraversarle
in lettiga, dei gironi infernali [®DOC12].Attraversare le strade di notte significa correre il rischio di
essere colpiti da oggetti di varia natura provenienti dai tetti e dalle finestre, oppure essere rapinati
[®DOC13].
Affollate al pari delle strade erano le terme, le quali oltre alla funzione igienica svolgevano anche
una rilevante funzione sociale: erano luogo di incontro, di svago, di scambio di idee. La vivacità del-
le terme rappresentava un vero e proprio problema per chi aveva la sfortuna di abitarvi vicino, co-
me il filosofo Seneca [®DOC14].
Evitare la disoccupazione
Una vasta parte della popolazione di Roma, come di tutte le grandi città del mon-
do antico, era costantemente in bilico tra l’occupazione precaria e la disoccupazio-
ne. Come si è visto [®18.8], le possibilità di lavoro erano piuttosto ridotte e spes-
so si trattava, al massimo, di impieghi temporanei e saltuari. Dare lavoro alla plebe
era, oltre che un vantaggio economico, anche un modo per mantenerla tranquilla e
per allentare le tensioni sociali. Ne era perfettamente consapevole l’imperatore Ve-
spasiano, quando rifiutò di impiegare un’innovazione tecnica che avrebbe consen-
tito un notevole risparmio di forza lavoro, e quindi di spesa, nella costruzione di
un’opera pubblica. L’imperatore era tutt’altro che insensibile allo sviluppo delle ar-
ti e delle tecniche, di cui anzi era un promotore, ma temeva i problemi sociali che
la disoccupazione della plebe avrebbe provocato e, con essi, il pericoloso calo del-
la sua popolarità.
anche le latrine pubbliche che da questi luoghi veniva inoltre effettuata
π I «vespasiani»
[disegno di P. Connolly] questo imperatore presero il nome. la raccolta delle urine, necessaria per
Questi servizi, che si trovavano di produrre l’ammoniaca utilizzata per
Fra le opere pubbliche costruite a solito all’interno delle terme, erano disinfettare e candeggiare i panni
Roma grazie alla politica edilizia abbastanza grandi, tanto da nelle lavanderie.
promossa da Vespasiano, troviamo «ospitare» anche 100 persone. In
DOC9
Svetonio, Vita di Vespasiano, 18 doglio grandi colonne con modica spesa, tore greco Prassitele (IV sec. a.C.) nell’isola di Cos, di
assegnò un cospicuo premio per l’invenzio- fronte alle coste dell’Asia Minore; la seconda era una
E sommamente [Vespasiano] favorì gli in- ne, ma non accettò l’offerta dicendo che gli colossale statua di Nerone.
gegni e le arti. [...] Remunerò con ricchi do- si lasciasse dar da vivere alla plebe minuta.
ni e con gran mercede i poeti eccellenti e an- GUIDAALLALETTURA
che gli artefici, come il restauratore della 1. Qual era l’atteggiamento di Vespasiano nei
Venere di Coo e quello del Colosso . A un 1. Statue di notevoli dimensioni: la prima era quella confronti delle arti e delle tecniche?
1
di Venere fatta erigere da Vespasiano nel tempio del-
2. Perché Vespasiano si rifiutò di applicare
tecnico, che si offriva di portare sul Campi- la Pace su imitazione della Venere scolpita dallo scul- l’invenzione propostagli?
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