Page 478 - Profili di Storia
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                                                                                                Dossier
                                                                                       «Roma caput mundi»



                         Comunque puoi star certo che arriverà per  la povera gente si dissolvono come soffi di  dal fusto tutto avvolto nelle fasce,
                         primo; a me, pieno di fretta, fa ostacolo  vento.                        né il Giudeo dalla madre ammaestrato
                                                                                                            10
                         l’onda della folla che mi precede; quella che                            cessa di questuare
                         mi segue mi preme, come una falange com-                                 e grida a perdifiato quel cisposo
                         patta, alle reni; uno mi pianta un gomito in  Marziale, Epigrammi, XII, 57  che vende zolfanelli.
                         un fianco, un altro mi colpisce rudemente
                         con una stanga, quello mi sbatte in testa una  A Roma per un povero, qual io sono,
                         trave, l’altro una botte. Le gambe s’ingras-  dormire o pensar non è concesso, [...].  4. Ci si riferisce agli «scarponi chiodati» dei soldati.
                         sano di fango, da ogni parte suole grosse co-  Al mattino i maestri elementari 7  5. La sportula era un cestello di vimini in cui ogni
                         sì mi pestano i piedi, un militare mi trapassa  mi rendono la vita insopportabile,  grande patrono distribuiva ai suoi clienti viveri e ci-
                                                                                                  barie per la giornata. La distribuzione era pressoché
                         l’alluce coi suoi chiodi . Non vedi che calca  di notte è la volta dei fornai,  quotidiana.
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                         di gente e che fumo intorno alla sportula? 5  per tutto il dì non ti concede pace  6. I marmi delle Alpi Apuane.
                         Vengono in cento a mangiare e ognuno si  il lungo martellar dei calderai.  7. Le lezioni scolastiche si tenevano normalmente per
                         porta dietro la cucina. [...]       Da una parte                         strada, sotto un porticato.
                         Ma ecco un lungo abete arrivare traballan-  un cambiavalute sfaccendato  8. L’oro proveniente dai ricchissimi giacimenti spa-
                         te su di un carro, e poi un altro carro con  scuote il tavolo sudicio    gnoli.
                         un pino; ondeggiano alti sulla gente e da un  del mucchio di monete di Nerone;  9. In realtà si tratta dei seguaci del culto della dea Ci-
                                                                                                  bele, che percorrevano le vie urlando e flagellandosi.
                         momento all’altro minacciano di cadere.  dall’altra il battitore         10. Il piccolo mendicante ebreo.
                         Se si rompe l’asse di uno di questi grandi  del minerale aurifero di Spagna 8
                         carri che portano i macigni di Liguria e il  batte il sasso già ridotto in pezzi
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                         carro rovesciandosi fa piovere tutto quel  col lucido mazzuolo,          GUIDAALLALETTURA
                         monte di granito sulla ressa, mi dici tu che  né cessa un sol momento di vociare  1. Che cosa lamenta il poeta Giovenale?
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                         cosa rimane dei corpi? Chi trova più le  la fanatica turba di Bellona ,  2. Chi può percorrere senza problemi le strade di
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                         membra e le ossa? Stritolati, i cadaveri del-  né il naufrago ciarliero  3. Che cosa lamenta il poeta Marziale?




                        L’inferno di giorno,la paura di notte.Attenti al buio
                        Col calar della notte l’atmosfera delle strade cambiava radicalmente: esse ora si svuotavano e i ru-
                        mori insopportabili lasciavano posto al silenzio. Con la chiusura dei negozi e delle osterie, un’o-
                        scurità totale ammantava la città, perché non esistevano sistemi di illuminazione urbana. Buio, si-
                        lenzio e solitudine, che offrivano l’agognata pausa di riposo agli abitanti dei quartieri, creavano
                        però una situazione di pericolo per chi usciva per strada: teppisti, attaccabrighe e rapinatori, era-
                        no incontri temuti e probabili. Contro queste minacce servivano a poco le ronde notturne, ese-
                        guite alla luce delle torce, dal corpo di vigili preposto alla pubblica sicurezza. Ancora una volta
                        sono i poveri – insiste Giovenale – a fare le spese di questa situazione ad alto rischio; i ricchi, in-
                        vece, sono scortati da servi armati e da guardie personali.



                        DOC13
                         Giovenale, Satire, 3, 268-308       notte le finestre aperte sulla strada per la  numero di torce e lampade di bronzo. Ma
                                                             quale tu passi. Augurati quindi, e porta con  di me, che son solito andare al lume della
                         E pensa a tutti i diversi pericoli della notte:  te la miserevole speranza, che le finestre si  luna o al lumicino d’una candela, cui deb-
                         la distanza da te alla cima dei tetti, da dove  accontentino di versarti sulla testa il conte-  bo regolare di continuo lo stoppino, di me
                         una tegola può sempre piombar giù a spac-  nuto dei loro catini.         non ha rispetto alcuno. [...] Ti si pianta da-
                         carti la testa; i vasi crepati e rotti che spes-  E intanto ti viene incontro un ubriaco d’u-  vanti e ti ordina altolà. Bisogna ubbidire.
                         so cadono dalle finestre: guarda che segni  mor bellicoso [...]. A certuni soltanto una  Che vuoi fare quando è furioso e più forte
                         lasciano sul marciapiede! Può capitarti di  buona rissa concilia il sonno. Ma può esse-  di te?
                         esser preso per un pigro ed un improvvido,  re attristito dagli anni o reso furente fin che  «Da dove vieni?» comincia a chiedere. «Di
                         che non si cura degli incidenti improvvisi,  vuoi dal vino: si guarderà bene ugualmen-  chi è l’aceto, di chi sono le fave di cui sei
                         se esci di casa per recarti a cena da qualche  te dal molestare colui che un mantello pur-  gonfio? Chi è il ciabattino che ha mangia-
                         parte senza prima aver fatto testamento.  pureo consiglia di lasciare in pace, e un  to con te cipolla e testina di montone bol-
                         Tante volte puoi morire, quante sono di  lungo codazzo di accompagnatori con gran  lito. Non rispondi? Rispondi, altrimenti


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