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Unità 18
L’apogeo dell’impero
vi e mandrie fiorenti. Di qui il destriero da go d’Averno? Questa terra, ancora, nelle 8. Il Lario è il lago di Como; il Benàco è il lago di Gar-
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battaglia si avanza a testa alta nella pianu- sue vene rivoli d’argento e miniere di rame da.
ra; di qui, o Clitunno , le tue bianche greg- mostrò e fece scorrere gran copia d’oro. 9. Si riferisce al complesso fatto costruire da Augusto
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gi e la più grande vittima, il toro, bagnati Questa una razza forte di uomini, i Marsi, nel 37-36 a.C., nei pressi di Baia, sulla costa campa-
molte volte nella tua sacra corrente hanno la gioventù Sabella, il Ligure avvezzo a sof- na. Consisteva nel porto, chiamato Iulius, nel molo-
diga che separava il lago Lucrino dal mare, e nello
guidato al tempio divino i trionfi dei Ro- frire e i Volsci armati di spiedo produsse, stretto canale che univa il lago Lucrino al lago d’A-
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mani. Qui primavera continua e, in mesi questa i Deci, i Marii e i grandi Camilli, gli verno, al quale così giungeva l’onda del Mar Tirreno.
non suoi, l’estate; due volte l’anno è gravi- Scipiadi duri in guerra e te, grandissimo 10. Marsi, Sabini, Liguri, Volsci erano tutte popola-
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do il bestiame, due volte fecondo di frutti Cesare, che ora, vincitore ormai nelle più zioni italiche famose per le loro virtù militari.
l’albero. Mancano invece le tigri rabbiose e lontane contrade asiatiche, tieni lontani dai 11. Vengono elencati alcuni celeberrimi personaggi (i
la feroce razza dei leoni, né l’aconito in- colli di Roma gli Indiani imbelli . Salute a due Deci, Gaio Mario, Marco Furio Camillo, Scipio-
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ne Africano e Scipione Emiliano) che, per le loro im-
ganna gli sventurati raccoglitori, né fa guiz- te, grande madre di messi, terra di Saturno, prese eccezionali, erano annoverati tra i maggiori
zare smisurati cerchi al suolo e con sì lun- e grande madre di uomini: per te io a cose condottieri romani.
ga estensione forma la spira lo squamoso di antica gloria ed arte mi avanzo, osando 12. Si riferisce alle imprese di Ottaviano in Oriente.
serpente. Aggiungi tante nobili città e la- dischiudere le sacre fonti, e canto per le «Indiani» indica qui genericamente i popoli orienta-
voro operoso, tanti castelli edificati con le città romane un poema ascrèo . li, che erano tradizionalmente considerati dai Roma-
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mani dell’uomo sopra rupi scoscese, e fiu- ni come genti poco bellicose.
mi che scorrono sotto antiche mura. O do- 13. Un componimento sul modello di quelli del poe-
vrò ricordare il mare che la bagna sopra e ta greco Esiodo (VII sec. a.C., originario di Ascra, in
Beozia), al quale Virgilio dichiara di volersi ispirare.
sotto? O i suoi grandi laghi? Te, massimo
Lario, e te, che ti innalzi con flutti e frago-
re di mare, o Benàco? O ricorderò il por- 6. Un fiume dell’Umbria, ancora oggi celebre per le
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to, la diga creata sul Lucrino e il mare che sue sorgenti, le cui acque erano ritenute sacre e per-
si infuria con grandi stridori, dove l’onda sonificate in un dio. GUIDAALLALETTURA
giulia risuona per lungo spazio, al rifluire 7. Una pianta che contiene un veleno potente e mol- 1. Che cosa celebra Virgilio?
del mare, e la marea tirrena penetra nel la- to rapido. 2. A chi è dedicata la sua opera?
L’uomo del destino
Nell’Elisio, dove hanno sede i beati, Anchise racconta a Enea quali saranno i suoi discendenti.
L’intera storia di Roma è presentata poeticamente da Virgilio come culminante nella figura di Au-
gusto, l’uomo che ha compiuto il destino della città ricreando una nuova età dell’oro. La vena pul-
sante della storia di Roma è la gens Iulia, discendente da Venere, la gens di Enea, di Giulio Cesa-
re e di Augusto.
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Virgilio, Eneide, VI, 788-807 che pur trafisse la cerva zoccoli bronzei e dell’Erimanto
pacificò le boscaglie; atterrì Lerna con l’arco ;
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E ora piega i tuoi occhi, vedi qui questa gente,
i tuoi Romani. Cesare è qui, e tutta la stirpe di Iulo ,
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destinata a venire sotto la volta del cielo.
Ecco l’uomo, ecco è questo che spesso ti senti promettere, 1. Iulo era l’altro nome del figlio di Enea, Ascanio. Da lui si sarebbe denominata
l’Augusto Cesare, il figlio del dio, che aprirà la gens Iulia, la famiglia patrizia cui apparteneva Giulio Cesare.
2. I Garamanti erano una popolazione nomade del Sahara; il loro nome indica qui,
di nuovo nel Lazio il secolo d’oro, nei campi regnati genericamente, tutti i popoli meridionali, come Indi qualifica tutti i popoli orien-
da Saturno una volta; e sui Garamanti e sugli Indi 2 tali.
allargherà il regno: fuor dello Zodiaco è la terra, 3. Secondo il mito, Atlante sorreggeva sulle spalle la volta del cielo. Il territorio di
fuor dalle strade del sole e dell’anno, ove Atlante celifero 3 Atlante, dove Augusto arriverà da conquistatore, è talmente lontano da essere fuo-
regge sull’omero l’asse prezioso di stelle splendenti. ri dell’influsso del sole e delle costellazioni (Zodiaco).
Fin d’ora l’avvento di lui paventano i regni del Caspio per responsi 4. Le terre intorno all’odierno Mar d’Azov.
5. Detto così per i sette rami del suo delta.
divini, e già la terra Meozia 4 6. Ercole, detto Alcide perché nipote di Alceo. Virgilio ricorda alcune delle sue «fa-
e le trepide bocche si turbano del settemplice Nilo . tiche»: l’uccisione della cerva dagli zoccoli di bronzo; l’uccisione del cinghiale d’E-
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Non tanta terra percorse viaggiando l’Alcide, rimanto; l’uccisione della spaventosa Idra di Lerna.
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