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Unità 18
L’apogeo dell’impero
del poeta satirico Giovenale è rimasto, nell’opinione comune, come un marchio che ca- capitalismo
ratterizza lo stile di vita degradato della plebe romana di età imperiale: una massa che pre- Modo di produzione economico che
si regge sui seguenti elementi: 1. la
tendeva di dover essere mantenuta e divertita a spese pubbliche e che si riteneva in dirit- proprietà privata dei mezzi di
to di non lavorare. Questo ritratto è superficiale e non tiene conto della complessità del produzione e l’impiego di forza-
problema. In realtà nella capitale esistevano numerosissime imprese artigianali, talune di lavoro salariata; 2. l’economia di
mercato, in cui la produzione
notevoli dimensioni, dove certamente lavoravano non solo gli schiavi, ma anche i liberi. richiede libertà d’iniziativa e di
Molti plebei lavoravano inoltre, con una certa regolarità, nel settore dell’edilizia pubbli- concorrenza; 3. la logica del
profitto, ossia l’aumento del capitale
ca e privata. Altri ancora erano impegnati nel commercio al minuto. Resta comunque il iniziale ottenuto con un
fatto che la maggior parte della popolazione non aveva un’occupazione stabile e soprav- investimento calcolato.
viveva grazie alle distribuzioni gratuite di frumento garantite dall’imperatore, ai doni del-
le famiglie più ricche, a piccoli espedienti ai limiti della legalità. Ma questa plebe disoc-
cupata non era tale per sua scelta: era oziosa semplicemente perché non poteva lavorare.
Vediamo i motivi.
Carattere dell’economia romana Nella città antica non esistevano industrie in grado
di offrire occupazione a migliaia di lavoratori. L’economia industriale tipica del capitali-
smo moderno si basa sulla produzione di massa: le merci vengono prodotte in serie, con
ritmi intensi, e sono destinate a un largo pubblico di compratori.
erano scelti fra le classi sociali più giri di pista, e ai tempi di Augusto si spettacoli in toga di gala, e che
† Corse di carri nel circo
[Musei Vaticani, Città del Vaticano, povere o fra gli schiavi e, in caso di contavano una dozzina di gare al potesse coprirsi con il mantello solo
Roma] vittorie ripetute, guadagnavano, oltre giorno. Le corse duravano dall’alba quando il tempo era brutto e il
al successo presso il pubblico che li al tramonto, con una breve pausa a principe lo avesse permesso.
In età imperiale le corse dei cavalli idolatrava, anche abbastanza denaro mezza mattina. Alcune norme Ai margini del circo fioriva ogni
assunsero un ruolo importante da cambiare la propria posizione prescrivevano precise regole di genere di attività: venditori
diventando competenza di economico-sociale. Col tempo il comportamento: era, per esempio, ambulanti, indovini, danzatrici, attori,
professionisti dediti circo, luogo deputato alle corse, proibito consumare cibo o bevande saltimbanchi, giocolieri e prostitute
all’organizzazione degli eventi, alla accrebbe la sua estensione e durante gli spettacoli, mentre si aggiravano nei dintorni del circo
cura dei cavalli e dei carri, e alla perfezionò le sue attrezzature. Il un’altra regola imponeva che il per fare affari.
scelta degli aurighi. Questi ultimi minimo per ogni corsa era di sette cittadino romano intervenisse agli
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