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Modulo 5
L’impero romano
7. Una società divisa in due
«Honestiores» e «humiliores» Sotto gli Antonini, come abbiamo visto, l’impero at-
traversò uno dei suoi momenti migliori, sia dal punto di vista politico che da quello eco-
nomico. La società romana, tuttavia, mantenne sostanzialmente inalterati i suoi squilibri
e le sue disuguaglianze.
La popolazione libera era divisa in due gruppi fondamentali. Il primo era quello degli
honesti o honestiores: la gente dabbene, che aveva prestigio, influenza, buona reputazio-
ne, mezzi economici adeguati e, di conseguenza, la possibilità di ricoprire cariche pub-
bliche. Questi individui dovevano attenersi allo stile di vita dei gentiluomini e non pote-
vano svolgere direttamente mestieri ritenuti indegni del loro status (per esempio il com-
mercio o l’artigianato). Il secondo gruppo era quello, assai più numeroso, dei plebei o
humiliores, vale a dire la gente comune. Secondo l’opinione dei potenti questi individui
erano inadatti a ricoprire funzioni di governo: considerati come degli eterni minori, do-
vevano essere guidati, educati e puniti severamente quando manifestavano insubordina-
zione e violenza.
Il diritto romano prevedeva trattamenti diversi per le due categorie. I plebei condannati
da un tribunale subivano pene variabili secondo la gravità del reato: potevano essere fla-
gellati, crocefissi, sbranati dalle fiere nel circo, oppure essere condannati a combattere co-
me gladiatori o destinati ai lavori forzati. Per gli honestiores la condanna più grave era
quasi sempre l’esilio.
Da un punto di vista economico e sociale ambedue i gruppi erano disomogenei. La ca-
tegoria degli honestiores comprendeva infatti sia i membri degli ordini senatorio ed eque-
stre, sia i consiglieri municipali, sia i veterani (i soldati congedati) e le loro famiglie. La
categoria dei plebei comprendeva, per esempio, sia i poveri diseredati, che campavano di
elemosine, sia gli artigiani, sia i ricchi liberti. I due gruppi avevano dunque le loro strati-
ficazioni interne, di rango e di ricchezza.
Non caste I due gruppi non erano tuttavia caste rigidamente chiuse: passaggi erano
possibili nell’una e nell’altra direzione. Notabili impoveriti che non erano più in grado di
mantenere uno stile di vita adeguato al loro rango finivano declassati e perdevano i loro
privilegi. Plebei arricchiti o figli di ricchi liberti potevano d’altro canto accedere al grup-
po degli honestiores, anche se si trattava di un processo graduale, che richiedeva cambia-
menti spesso radicali: se questi individui, per esempio, erano diventati ricchi facendo gli
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1. Chi erano gli honestiores e gli artigiani o i commercianti, dovevano trasformarsi in proprietari terrieri e adottare lo sti-
humiliores? le di vita dei veri gentiluomini. Ancora una volta, la società romana ci rivela il suo dupli-
2. Tutti i plebei erano poveri?
3. Un appartenente alla categoria ce aspetto: era costruita su forme rigide, autoritarie. Ma non era una società chiusa, cri-
degli honestiores poteva esercitare il stallizzata: accettava i movimenti e le trasformazioni, se servivano ad assicurare gli equi-
commercio?
libri di fondo e la compattezza del sistema.
8. «Panem et circenses»
Una grande capitale Tutte le caratteristiche di fondo delle città romane si ritrovavano
nella capitale dell’impero, ma in dimensioni gigantesche. A cominciare dalla popolazio-
ne, verosimilmente di circa un milione di abitanti (oltre agli stranieri). Una massa enor-
me, soprattutto se rapportata al totale degli abitanti dell’impero.
Una plebe di fannulloni? «Già da un pezzo [...] il popolo non si preoccupa di nulla:
una volta distribuiva comandi, fasci e legioni, tutto. Ora se ne infischia e due cose sol-
tanto desidera ansiosamente: pane e giochi (panem et circenses)». Il famosissimo giudizio
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