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DOSSIER Gli spettacoli
e il consenso
In che modo gli ’ imperatore Augusto aveva ben compreso l’importanza della cultura e degli intellettuali ai fini
Ldella propaganda politica. A tale scopo si servì del circolo di poeti e scrittori costituito da Me-
imperatori romani
cenate. I letterati divennero, quindi, parte integrante di una vasta operazione di organizzazione del
organizzarono il consenso. Essi infatti celebrarono nelle proprie opere la grandezza di Roma e del Principe e la pax
«consenso»? Augusta. Orazio, ad esempio, cantò nelle Odi i meriti di Augusto e dei generali romani per le vitto-
rie da loro conseguite [®DOC1].Virgilio, più di ogni altro, sembrò rispecchiare i valori e i princì-
pi augustei. Nelle sue Georgiche la civiltà italica e la tradizione agricola sono esaltate in pieno ac-
cordo con la politica augustea, che mirava a sostenere la classe dei piccoli proprietari terrieri e a
riconfermare i valori morali e religiosi legati all’antica civiltà agricola [®DOC2]; nell’Eneide il poe-
ta imposta il racconto nella prospettiva della missione universale di Roma, mentre l’impero di Au-
gusto diventa il centro e il fine della storia [®DOC3].
Una funzione importante nella diffusione del consenso era svolta anche dagli spettacoli, organizza-
ti per il divertimento della plebe. Gli spettacoli svolgevano una duplice funzione: per gli spettatori
erano un’occasione di manifestare i propri stati d’animo, e per l’imperatore di stabilire un legame
con il popolo. Le corse dei cavalli e dei carri, che si svolgevano nel circo, davano agli aurighi vinci-
tori fama e posizione invidiabili [®DOC4, 5 e 6]. Ma gli spettacoli più amati dalla plebe erano cer-
tamente i combattimenti dei gladiatori [®DOC7]. Non tutti gli spettatori, però, apprezzavano le fe-
roci esibizioni nell’arena: il filosofo Seneca, ad esempio, riteneva che esse inducessero la folla a cat-
tivi comportamenti [®DOC8].
Al principe di tutte le genti
Tra le opere di Orazio, le Odi rappresentano ampiamente l’atmosfera politica e morale che Au-
gusto cercò di diffondere una volta impadronitosi del potere. Se fino a poco tempo prima Roma
era lacerata dalle guerre civili e rischiava di divorarsi da sola [®La guerra tra le fazioni, p. 402],
ora essa, grazie al principe, era tornata finalmente al ruolo al quale gli dèi l’avevano destinata: go-
vernare il mondo intero e soggiogare tutte le genti.
Secondo la tradizione antica sarebbe stato lo stesso Augusto a commissionare al poeta questa ode,
che traeva spunto dalla vittoria del figliastro Tiberio (il futuro imperatore) sui Reti e i Vindèlici
nel 15 a.C. I generali vittoriosi vengono elogiati, ma il merito della vittoria va soprattutto al prin-
cipe, suprema guida dello Stato.
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Orazio, Odi, IV, 14 ha iniziato una grande battaglia
e, con favorevoli auspìci,
Come lo zelo del Senato e dei cittadini ha sconfitto i Reti giganteschi,
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con grande tributo d’onori ammirabile nella condotta di guerra
eternerà in iscrizioni e annali di storia per la grandezza di rovine
le tue virtù nel tempo, Augusto, con cui ha fiaccato petti votati a morire liberi,
massimo dei prìncipi
dovunque il sole illumina terre abitate?
I Vindèlici , ignari della legge latina,
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hanno conosciuto da poco la tua potenza di guerra. 1. Una popolazione celtica che abitava nella regione a nord della Rezia [®nota 5]
Druso , infatti, col tuo esercito, e a sud del Danubio. Fu sottomessa da Tiberio e da Druso.
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implacabile più che per semplice rappresaglia, 2. Nel celebrare le imprese di Tiberio, il poeta ricorda anche quelle del fratello mi-
nore Druso (che morì nel 9 a.C. durante un’altra campagna militare).
ha distrutto i Germani, popolo inquieto, 3. Popolazioni germaniche stanziate tra il Danubio e il Reno.
i Breuni veloci 4. È il futuro imperatore Tiberio, figliastro di Augusto [®17.4].
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e le fortezze costruite sulle Alpi tremende. 5. Le popolazioni della Rezia, regione al di là delle Alpi centrali, tra il Danubio e il
Il maggiore dei Neroni subito dopo Reno.
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