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DOSSIER Gli storici
e gli imperatori
Perché gli storici a storiografia relativa agli imperatori romani è, in gran parte, espressione dell’ideologia sena-
Ltoria. I senatori rimpiangevano l’età repubblicana (durante la quale il senato era stato l’organi-
antichi hanno
smo politico più potente) e condannavano il regime imperiale perché con esso sarebbe scompar-
descritto a fosche
sa la libertà [®DOC1]. I più cauti affermavano che il regime imperiale era un male necessario per
tinte gli imperatori scongiurare il ripetersi di nuove guerre civili. La stessa figura di Augusto, a cui tutti riconoscevano il
della dinastia merito di aver donato la pace al mondo romano, non era esente da critiche [®DOC2 e 3].
Giulio-Claudia? I sovrani della dinastia giulio-claudia,invece,sono tutti caratterizzati negativamente.I racconti sul lo-
ro conto sembrano ricalcare uno schema costante, che fa nascere nel lettore dei sospetti: dopo un
iniziale periodo di buon governo, improvvisamente il carattere e i comportamenti del principe si
corrompono. Tiberio, ad esempio, è rappresentato come un crudele dissimulatore [®DOC4]; Ca-
ligola come l’emblema della crudeltà [®DOC5]; Claudio è descritto come succube delle mogli e,
soprattutto, dei liberti; l’astio nei confronti di Claudio è dovuto in parte al fatto che egli aprì il sena-
to ai provinciali [®DOC6]; Nerone è rappresentato dalla tradizione storiografica come l’incarna-
zione della follia e della crudeltà [®DOC7].
Ma la stessa realtà può essere giudicata anche da altri punti di vista. Sappiamo, per esempio, che
sia Tiberio sia Claudio furono buoni amministratori e che sotto di loro l’impero visse un periodo flo-
rido,i traffici con le province si intensificarono e l’urbanizzazione raggiunse punte molto alte;le stra-
nezze di Caligola e di Nerone testimoniano, anche, la volontà di trasformare il principato in una mo-
narchia di stampo orientale e,nel caso di Nerone,di avvicinarsi ai sentimenti della plebe [®DOC8].
Altri imperatori hanno invece lasciato un ricordo positivo nella tradizione. Tito, ad esempio, viene
definito «amore e delizia del genere umano» [®DOC9]. L’apice negli elogi si raggiunge tuttavia
con Traiano, il cui comportamento viene disegnato come improntato alla razionalità, al coraggio e
alla lealtà, virtù tipiche del cittadino romano [®DOC10].
Si può affermare,in generale,che nei confronti degli imperatori che si mostrarono disponibili e aper-
ti verso il senato la storiografia espresse giudizi favorevoli;mentre verso quelli che accentuarono nel
loro governo tratti dispotici furono espressi giudizi negativi.
La storiografia della libertà perduta
Gli storici che ci raccontano le vicende del I sec. d.C. erano senatori, come Tacito, o personalità,
come Svetonio, che subivano il fascino dell’ideologia senatoria. La loro prospettiva era dominata
dal rimpianto per gli antichi ordinamenti repubblicani e dall’avversione nei confronti dei sovrani
che ne avevano impedito la rinascita. La loro era dunque una visione di parte, profondamente in-
fluenzata dalla passione politica. Il maggiore rappresentante di questa storiografia fu Tacito, che
svolse, da grandissimo scrittore, le sue riflessioni sulla natura dispotica del potere imperiale. Nel
ricostruire l’atmosfera politica dell’età di Augusto (e ancor più quella successiva) egli non mancò
di esprimere il suo acuto rimpianto per la libertas di una volta, intesa come libertà dell’ordine se-
natorio al quale egli era orgoglioso di appartenere.
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Tacito, Annali, I, 2; 4 leggi, senza opposizione alcuna: gli avver- nevano a quello stato di cose le province:
sari più decisi erano scomparsi o sui cam- era a loro sospetto il governo del Senato e
Quando [Augusto] ebbe adescato i solda- pi di battaglia o nelle proscrizioni , mentre del popolo, per la rivalità dei potenti, l’a-
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ti con donativi, con distribuzioni di grano gli altri nobili, quanto più pronti a servire, vidità dei magistrati e le insufficienti ga-
il popolo, e tutti con la dolcezza della pa- tanto più salivano di ricchezza o in cariche ranzie fornite dalle leggi, stravolte dalla
ce, cominciò passo dopo passo la sua asce- pubbliche, e, divenuti più potenti col nuo-
sa, cominciò a concentrare su di sé le com- vo regime, preferivano la sicurezza del
petenze del Senato, dei magistrati, delle presente ai rischi del passato. Né si oppo- 1. [®16.3].
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