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Dossier
Gli storici e gli imperatori
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Svetonio, Vita di Caligola, 27-28 tutti per gravi cause, ma per avere sparlato clamassero subitamente nemico pubblico,
di qualche spettacolo dato da lui o per non lo assalissero, lo trafiggessero con i pugna-
La sua nativa crudeltà egli la mostrò parti- avere mai giurato nel nome del suo Genio . li, lo dessero a straziare alla folla; né fu sod-
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colarmente in questi modi. Poiché costava Costringeva i genitori ad assistere al suppli- disfatto se non quando vide le membra e
troppo il bestiame per il pasto delle fiere zio dei loro figli; e a uno che si scusava come gli arti e i visceri dell’uomo trascinati per le
destinate agli spettacoli, fece dare ad esse infermo mandò una lettiga; e invitò a ban- vie e poi ammucchiati innanzi a sé.
da sbranare alcuni condannati, e passando chetto, subito dopo la vista del supplizio, un
in rassegna le prigioni e senza leggere le no- altro, e con ogni sorta di piacevolezze lo
te di alcuno, là dal mezzo del portico or- provocò ad allegria e a scherzi. [...] Un ca-
dinò che tutti fossero tratti fuori. [...] valiere romano gettato alle fiere si procla- 1. Si riferisce all’usanza di marchiare gli schiavi.
Condannò alle miniere o a lastricare strade, mava innocente; lo fece ritirare, e, fattagli 2. Il Genio era il nume tutelare dell’imperatore.
o chiuse in gabbia proni con mani e piedi a recidere la lingua, lo rigettò dentro. [...]
mo’ di bestie, o fece segare per mezzo, mol- Essendogli venuto il desiderio che un se- GUIDAALLALETTURA
ti cittadini d’onorevole condizione, dopo di natore fosse fatto in pezzi, corruppe alcuni 1. È presente qualche sfumatura positiva in
averli sfregiati col marchio d’infamia : né affinché all’entrare di lui nella curia lo pro- questo ritratto di Caligola?
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Governare vuol dire assimilare
I personaggi più ricchi e influenti della Gallia Transalpina chiedevano insistentemente di essere
ammessi in senato. Si trattava di individui ormai completamente assimilati alla cultura romana. Le
loro città, le loro istituzioni, il loro modo di vita era totalmente romano. La richiesta suscitò rea-
zioni negative da parte dei senatori romani, gelosi dei loro privilegi. In un celebre discorso – per-
venutoci sia in un testo epigrafico sia tramite Tacito – Claudio sostenne con forza la necessità di
aprire il senato ai provinciali. L’imperatore era un uomo coltissimo e usò argomenti attinti alla sto-
ria antica: Roma era diventata la signora del mondo non solo perché aveva saputo vincere e sot-
tomettere altre genti, ma anche perché aveva saputo integrare i vinti, rendendoli partecipi del go-
verno. Egli coglieva perfettamente quella caratteristica di fondo della società romana (una società
«aperta») sulla quale abbiamo più volte insistito.
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Tacito, Annali, XI, 23-24 ria, senza che vi si facesse entrare un’accoz- colto nella cittadinanza romana e nel patri-
zaglia di forestieri, quasi gente in prigionia? ziato, m’incoraggiarono a seguire princìpi
Sotto il consolato di A. Vitellio e L. Vipsta- Quale onore ormai si riserverebbe agli ulti- conformi a quelli con cui essi governarono,
no , poiché si agitava la questione dei vuoti mi superstiti della nobiltà, o ai senatori – se trasferendo qui tutto quanto vi fosse stato
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da colmare in Senato, e i maggiorenti della ve n’era qualcuno – poveri, ma figli del La- altrove di eccellente. Non ignoro infatti che
Gallia detta Comata , i quali avevano da zio? Di tutto si sarebbero impadroniti quei da Alba si fecero venire i Giulii, da Camerio
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tempo ottenuto i diritti dei federati e la cit- ricchi, i cui avoli e bisavoli, capi di genti ne- i Cruncanii, da Tuscolo i Porci e – senza
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tadinanza romana, chiedevano di poter ac- miche, avevano massacrato con la violenza scrutare l’antichità – dall’Etruria, dalla Lu-
cedere alle cariche pubbliche in Roma, si le- e colle armi i nostri eserciti e assediato il di- cania e da tutta l’Italia sono stati chiamati
varono su questo argomento molte e diver- vo Giulio ad Alesia . Fatti recenti, questi: dei senatori; da ultimo, l’Italia stessa fu am-
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se voci. Si discuteva dinanzi all’imperatore ma che avverrebbe se si affacciasse il ricor-
con appassionati contrasti; alcuni asseriva- do di quelli che erano morti ai piedi del
no non essere l’Italia così mal ridotta da non Campidoglio e della rocca di Roma, abbat- 1. Nell’anno 48 d.C.
poter fornire i senatori alla sua capitale. Un tuti per mano di quei Galli medesimi? Co- 2. La Gallia Transalpina, detta Comata («chiomata»)
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tempo i Romani avevano colmato i vuoti del loro godessero pure il titolo di cittadini: ma per le lunghe chiome dei suoi abitanti.
Senato con i popoli affini per sangue: e del non si avvilissero le insegne senatorie e il de- 3. [®16.6].
governo antico non si rammaricava nessu- coro delle magistrature. 4. Il famoso incendio gallico del 390 a.C.
no. Anzi, si ricordavano tuttora gli esempi Questi argomenti e altri simili non scossero 5. La gens Claudia, alla quale apparteneva l’impera-
che l’indole romana, vigendo il costume l’imperatore, che, convocato il Senato, pre- tore Claudio, aveva come antenato Atto Clauso (no-
me sabino di Appio Claudio), stabilitosi dalla Sabina
primitivo, aveva tramandati, incitamento se subito a controbatterli, incominciando a Roma nel 504 a.C.
alla virtù e alla gloria. Non era sufficiente così: «I miei avi, il più antico dei quali, Clau- 6. Ricorda i nomi e le località di provenienza di alcu-
che Veneti ed Ìnsubri avessero invaso la cu- so , sabino d’origine, fu in pari tempo ac- ne antiche gentes romane.
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