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                                             Unità 17
                                             Augusto e la nascita
                                             del principato



                  pliata sino alle Alpi, perché non solo indivi-  egli trattasse prima da nemici, poi, nello  ri, tutto ciò che ora si crede antichissimo
                  dui singoli, ma regioni e popoli si fondesse-  spazio della medesima giornata, da cittadi-  una volta fu nuovo: così le magistrature pas-
                  ro nel nostro nome. Allora la pace fu conso-  ni. Dei forestieri hanno regnato su di noi; af-  sate dalle mani dei patrizi in quelle dei ple-
                  lidata all’interno; e sui nemici esterni trion-  fidar magistrature a figli di liberti non è  bei, da queste ai Latini, dai Latini a tutte le
                  fammo, quando i Transpadani ricevettero il  provvedimento nuovo, com’è errata opi-  altre genti italiche. Anche questa decisione
                  diritto di cittadinanza; e la fondazione di  nione di molti, ma adottato spesso dal po-  diventerà antica, e quello che per mezzo di
                  colonie militari in tutto il mondo servì in  polo antico. Contro i Sènoni abbiamo com-  esempi noi oggi sosteniamo sarà citato a sua
                  realtà a rinvigorire l’impero esausto col far-  battuto, è vero: ma forse che Volsci ed Equi  volta come esempio».
                  vi entrare i più forti tra i provinciali. Deplo-  non armarono forze contro di noi? Dai Gal-
                  riamo noi forse che dalla Spagna siano pas-  li fummo vinti, è vero: ma anche agli Etru-
                  sati qui i Balbi e dalla Gallia Narbonese uo-  schi dovevamo consegnare ostaggi, e pie-  7. Ricorda una illustre famiglia romana di prove-
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                  mini non meno eminenti? Ne rimangono i  garci sotto il giogo dei Sanniti. Nondimeno,  nienza spagnola.
                  discendenti, e non ci sono inferiori nell’a-  se passiamo in rassegna tutte le guerre, nes-  8. [®16.6].
                  mare questa nostra patria. La rovina degli  suna è stata conclusa in più breve tempo di
                  Spartani e degli Ateniesi, pur potenti nelle  quella contro i Galli, e ne è venuta pace co-  GUIDAALLALETTURA
                  armi, da quale altro fatto provenne, se non  stante e sicura . Accomunati ormai a noi  1. Su quali argomentazioni facevano leva coloro
                                                                  8
                  dall’aver tenuto lontani i vinti, quali stranie-  nelle usanze, nelle attività, nelle parentele,  i quali erano contrari all’entrata dei provinciali in
                                                                                           senato?
                  ri? Mentre la superiore saggezza di Romolo,  ci portino pure l’oro e le ricchezze proprie,  2. Quali argomenti invece utilizzò Claudio per far
                  nostro fondatore, fece sì che molti popoli  invece di restare soli a possederle. O senato-  accedere i provinciali al senato?





                                             Nerone auriga e citaredo
                                             Fin da ragazzo Nerone aveva manifestato un grande amore per l’arte. Una volta divenuto impe-
                                             ratore, egli diede libero sfogo a questa passione. Si dedicò con impegno scrupoloso allo studio
                                             della musica, della poesia, del canto, imparava a memoria le opere dei grandi autori greci e le de-
                                             clamava accompagnandosi con la cetra. Ma la sua sensibilità artistica non poteva appagarsi del so-
                                             lo studio: egli stesso divenne poeta e musicista, e compose opere della cui qualità artistica pur-
                                             troppo si può dire ben poco perché sono andate perdute.
                                             Nel mondo greco, cui Nerone guardava con una sconfinata ammirazione, l’espressione artistica
                                             era stata quasi sempre collegata alla competizione. Le tragedie greche erano destinate a concorsi
                                             pubblici. Lo stesso accadeva per la poesia, che veniva recitata in pubblico con accompagnamen-
                                             to musicale. L’artista, per essere apprezzato, doveva gareggiare. Per questo Nerone pretese di esi-
                                             bire la sua arte sui palcoscenici.
                                             Sempre in totale adesione all’ideale agonistico tipico dei Greci, l’imperatore volle competere nel-
                                             la gara più spettacolare dei Giochi olimpici, la corsa dei carri. Tutto questo per i Romani dabbe-
                                             ne era inammissibile: teatri e circhi erano luoghi per attori, ballerini e aurighi, tutti personaggi ap-
                                             partenenti ai livelli più bassi della gerarchia sociale. La plebe vedeva invece con molto favore le
                                             esibizioni di Nerone, e si affezionò a quell’imperatore originale che mostrava di condividere to-
                                             talmente le sue passioni e i suoi divertimenti.


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                  Tacito, Annali, XIV, 14-15          le città greche, ma anche nei templi di Ro-  vertimenti e soddisfatta quando vede nel
                                                      ma, nume eccelso che dava oracoli sul futu-  principe le sue stesse inclinazioni.
                  Egli aveva da gran tempo la passione di cor-  ro. Trattenere Nerone non era ormai più
                  rere in quadriga , e la mania, non meno  possibile; parve quindi opportuno a Seneca
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                  spregevole, di cantare accompagnandosi  e a Burro accontentarlo in una delle due  1. Carro da corsa trainato da quattro cavalli.
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                  con la cetra, al modo degli istrioni . Egli  voglie, per non dargli partita vinta in en-  2. Gli histriones erano gli attori in genere, la cui atti-
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                                                                                           vità era considerata, a Roma, sempre disdicevole.
                  rammentava che il competere coi cavalli era  trambe. Venne delimitato nella valle Vatica-  3. Seneca, il celebre filosofo stoico, fu prima maestro,
                  esercizio degno di re, in uso frequente pres-  na uno spazio, entro il quale egli potesse  poi influentissimo consigliere di Nerone. Insieme a
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                  so capi dell’antichità, celebrato dalle lodi  guidare i cavalli senza dare spettacolo al  Sesto Afranio Burro, che fu prefetto del pretorio fi-
                  dei poeti e destinato ad onorare gli dèi; i  pubblico; però in seguito il popolo romano  no al 62 d.C., si adoperò per moderare le tendenze
                                                                                           dispotiche dell’imperatore.
                  canti, invero, erano sacri ad Apollo, il quale  vi fu ammesso, per volere di lui, e ne levò al  4. Ovvero ager Vaticanus, una pianura compresa tra i
                  si ergeva con tale attributo non soltanto nel-  cielo le lodi: ché la moltitudine è avida di di-  monti Vaticani e il Tevere, occupata da ville.

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