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                                             Modulo 5
                                             L’impero romano



                                              Un imperatore autoritario Gli successe il fratello Domiziano (81-96 d.C.). A diffe-
                                             renza di Tito, egli aveva un carattere chiuso e autoritario. La sua visione politica mirava
                                             a un rafforzamento del potere imperiale: Domiziano amava farsi chiamare dominus et
                                             deus («signore e dio») e volle governare con pugno di ferro. Fu un ottimo amministrato-
                                             re: proseguì con rinnovato vigore il risanamento delle finanze pubbliche già intrapreso
                                             dal padre Vespasiano, represse gli abusi dei governatori, emanò provvedimenti a favore
                                             dell’agricoltura italica, aumentò lo stipendio dei soldati. L’imperatore si guadagnò così il
                                             favore della popolazione italica, degli eserciti e dei pretoriani. Il senato, invece, non gra-
                                             diva il carattere dispotico della politica domizianea.
                                             I rapporti tra il principe e l’assemblea degenerarono rapidamente. Inaspritosi per una ri-
                                             volta militare (per altro facilmente domata) e per alcune voci su presunte congiure, Do-
                                             miziano scatenò il terrore: molti aristocratici furono giustiziati, mentre i delatori lancia-
                                             vano false accuse per guadagnarsi ricompense. L’anno seguente una congiura pose fine
                                             alla vita di Domiziano: la storiografia senatoria lo ricordò, ingiustamente, soltanto come
                                             un crudele tiranno, degno di essere paragonato a Nerone. Con Domiziano si concluse la
                                             cosiddetta «dinastia flavia».
                                              La catastrofe di Pompei L’avvenimento più famoso dell’età flavia è certamente la ter-
                                             ribile eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei, unitamente ai centri di Stabia e di Er-
                                             colano. Il 24 agosto del 79 d.C. il vulcano fu scosso da un fragore terribile: il tappo di la-
                                             va solidificata che da tempo immemorabile ostruiva il condotto vulcanico era saltato con
                                             una violenta esplosione. Una miriade di frammenti di lava carichi di gas riempì il cielo per
                                             un’altezza di migliaia di metri. Cadendo a terra, la lava si trasformava in una pietra po-
                                             mice molto porosa, e a essa seguì la fuoriuscita di un’enorme quantità di lapilli e ceneri:
                       †	Una veduta degli scavi
                               di Pompei oggi  città e campagne furono completamente sepolte. La pioggia di ceneri fu accompagnata












































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