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Unità 1
Le culture preistoriche
7. L’età mesolitica
Mutamenti climatici Nel 10.000 a.C., in coincidenza
con la fine della glaciazione di Würm [®1.4], l’assetto
climatico e ambientale della Terra assunse i connotati at-
tuali. Ciò significò la fine o la riduzione dell’habitat per
molte specie vegetali e animali: i mammut, per esempio,
si estinsero, mentre le renne si ritirarono nelle tundre
dell’Europa e dell’Asia settentrionali. Nello stesso tem-
po, però, nelle zone temperate maturarono condizioni
più favorevoli, come la moltiplicazione della piccola sel-
vaggina e la maggiore disponibilità di piante commesti-
bili selvatiche.
A questa ennesima modificazione degli ecosistemi i
gruppi umani, ormai diffusi in tutti i continenti si adat-
tarono usando diverse tecniche di approvvigionamento
alimentare e modalità di insediamento.
Domesticamento degli animali I cacciatori-raccogli-
tori mesolitici si procuravano il cibo pescando o dando
la caccia a prede di dimensioni più modeste (a questo
scopo, furono perfezionati l’arco e le frecce piumate che
garantivano la precisione di tiro) e sfruttando le risorse
vegetali spontanee, come il grano e l’orzo selvatici. Essi
realizzarono un progresso decisivo sviluppando le tec-
niche del domesticamento e dell’allevamento degli ani-
mali, sottraendo questi ultimi allo stato selvatico e in-
tervenendo per garantirne le esigenze vitali di protezione, di nutrizione, di riproduzione π Scena di allevamento,
e per renderli più adatti a soddisfare le loro necessità. Il passaggio dalla pura e semplice IV-III millennio a.C.
predazione – che si esprimeva nella caccia – all’allevamento animale fu graduale. Una pri- La figura riproduce un particolare di
ma esperienza, molto semplice, di allevamento poteva verificarsi con la cattura di anima- una pittura rupestre ritrovata in una
grotta del massiccio del Tassili
li giovani e con il loro trasporto nell’accampamento: si sarà notato, in alcuni casi, che es- n’Ajjer, nel deserto del Sahara, in
si accettavano il cibo e che era quindi possibile tenerli in vita per un certo periodo. Altre Algeria.
esperienze erano più complesse: un metodo di caccia molto diffuso consisteva nello spin-
gere gli animali dentro un passaggio delimitato da due barriere a forma di V, in fondo al
quale si trovava un recinto dove gli animali finivano per trovarsi ammassati, in totale balìa glaciazione
Espansione dei ghiacciai che a più
dei cacciatori. Essi venivano poi abbattuti lentamente, in rapporto alle esigenze alimen- riprese e in epoche diverse ha
tari del gruppo dei cacciatori. Tutte queste esperienze favorivano la conoscenza della vi- interessato vaste parti della
ta animale da parte dell’uomo e lo spingevano a un sempre maggiore controllo dei bran- superficie terrestre.
chi, che sfociò nell’allevamento vero e proprio.
Le specie domesticate Nelle specie animali il passaggio al domesticamento comportò
alcune importanti trasformazioni delle specie stesse: la graduale eliminazione dell’aggres-
sività; l’accentuazione di caratteri anatomici e fisiologici che garantivano una maggiore
produzione di carne, grasso, latte, lana, ecc.; la riduzione della capacità degli animali di ali-
mentarsi spontaneamente. Il cane, domesticato forse già alla fine del paleolitico, era ogget-
to di consumo alimentare solo molto raramente. Esso era, allora come oggi, il compagno GUIDAALLOSTUDIO
dell’uomo: lo aiutava nella caccia e lo difendeva dagli animali selvaggi. Altri animali veni- 1. Indica gli animali cacciati nel
vano invece allevati per garantire uno stabile rifornimento di carne e di latte, oltre che di mesolitico.
materiali come il pellame e la lana. È questo il caso della capra, del montone, del bue. 2. Perché fu domesticato il cane?
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