Page 40 - Profili di Storia
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Unità 1
Le culture preistoriche
presenta una struttura scheletrica in tutto simile a quella dell’uomo moderno; inoltre fa GUIDAALLOSTUDIO
uso delle armi e di forme di espressione artistica. Un’ipotesi probabile è che esso sia so- 1. Quando è terminata l’ultima
praggiunto in Europa dall’Africa e abbia soppiantato, anche in forma violenta, i gruppi glaciazione?
2. L’Uomo di Neanderthal visse solo
neanderthaliani, espandendosi poi anche in Asia e successivamente in Australia (50.000 in Europa occidentale?
anni fa) e nelle Americhe (20.000 anni fa).
5. L’età paleolitica
Le diverse età della pietra La più remota storia degli uomini viene solitamente divisa
in base alla materia e alle tecniche da loro usate per fabbricare utensili. La definizione di
età della pietra si riferisce appunto alla materia da cui i primi uomini ricavavano i loro
manufatti (accette, asce, pugnali, ecc.). Questo non vuol dire che la pietra fosse l’unica
materia lavorata. La definizione di età della pietra nasce dal fatto che quella materia, a
differenza, per esempio, del legno, si conserva bene anche attraverso milioni di anni, of-
frendo agli studiosi la possibilità di analizzare le tecniche con cui essa veniva lavorata e
quindi i progressi dell’uomo. In base alle tecniche di lavorazione della pietra si sono in-
dividuate tre fasi: una prima fase, detta età paleolitica (della «pietra antica», dal greco pa-
laiòs, «antico», e lìthos, «pietra»), che si estende cronologicamente per oltre due milioni
di anni, dai primi uomini al 10.000 a.C. circa; una seconda fase, detta età mesolitica (del-
la «pietra di mezzo», dal greco mèsos, «mezzo», e lìthos, «pietra»), dal 10.000 all’8000
a.C.; la terza e ultima fase è detta età neolitica (della «pietra nuova», dal greco neòs, «nuo-
vo», e lìthos, «pietra»), dall’8000 al 4000 a.C.
Caccia e raccolta Durante il paleolitico la pietra veniva lavorata in modo semplice, me-
diante scheggiatura, per ottenere forme il più possibile vicine a quelle dell’oggetto desi-
derato. Ma venivano ampiamente usati anche il legno, l’osso e il corno, e s’intrecciavano
stuoie. Altro aspetto rilevantissimo fu l’acquisizione del dominio del fuoco [®Il fuoco dal-
la natura alla cultura].
L’uomo paleolitico non conosce alcuna tecnica di coltivazione agricola o di allevamento di
animali: è un cacciatore-raccoglitore che si procura il cibo limitandosi ad appropriarsi di
quello che la natura offre, mediante la caccia di animali selvatici e la raccolta di piante, frutti,
semi, radici. Il rifornimento principale di carne veniva dalla caccia ai grandi pachidermi: ele-
fanti e mammut delle steppe, rinoceronti delle foreste; ma venivano abbattuti anche orsi del-
le montagne, cavalli, asini, bisonti, buoi selvatici, capre, daini, cervi, stambecchi, antilopi.
Molte di queste specie erano presenti in zone come l’Europa, da cui si allontanarono, o
nelle quali si estinsero, molto probabilmente per ragioni climatiche. Si trattava spesso di
animali feroci, che richiedevano ai cacciatori doti di coraggio, di abilità, di previsione. L’a-
nimale poteva essere abbattuto solo dopo un contatto ravvicinato: lo strumento di caccia
più diffuso era la lancia di legno, dalla punta indurita al fuoco o composta di cuspidi acu-
minate fatte di osso, di corno, di avorio, di pietra. In un secondo momento fu introdotto
l’uso di armi da getto, come il giavellotto [®I primi strumenti, p. 21]. L’abilità di questi
cacciatori si rivelava anche nell’uso di trabocchetti, soprattutto fosse scavate in prossimità
degli specchi d’acqua dove gli animali andavano ad abbeverarsi. Più complesso era il si-
stema della battuta, che richiedeva gruppi umani numerosi e capaci di agire in perfetto
coordinamento (sono stati rinvenuti persino fischietti di segnalazione adatti allo scopo).
Questo tipo di caccia richiedeva terreni adatti, che si chiudessero all’improvviso su stra-
piombi, burroni, crepacci dove gli animali venivano fatti precipitare, o su pareti roccio-
se, dove le prede venivano ad accalcarsi.
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