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Modulo 1
La preistoria
Australopiteco Gli Australopitechi I primi esseri viventi a compiere queste esperienze furono alcuni
Il termine vuol dire «scimmia – in Ominidi dell’Africa orientale e meridionale chiamati Australopitechi. Gli Australopite-
greco pìthekos – dell’Africa
australe» ed è impiegato per chi possedevano infatti tutte le caratteristiche che consentivano la posizione eretta: co-
designare tutte le specie non lonna vertebrale verticale, gabbia toracica larga e piatta, arti posteriori con funzione di
appartenenti al genere Homo. Il
genere Australopithecus precede, sostegno di tutto il corpo, riduzione della lunghezza degli arti anteriori, ormai divenuti
origina e affianca in seguito il genere superiori. La loro taglia era piccola e andava da un metro a un metro e mezzo circa. I lo-
Homo. ro denti canini e incisivi superavano di poco il livello degli altri denti e presentavano ca-
ratteristiche più vicine a quelle dell’uomo che a quelle delle scimmie. Il primo protago-
specializzazione nista della nostra storia è l’Australopithecus afarensis (dalla regione di Afar, in Etiopia),
È la capacità da parte di alcuni
animali di fare bene solo ed un ominide vissuto in Etiopia tra i 4 e i 3 milioni di anni fa. A questo genere appartiene
esclusivamente alcune cose precise Lucy, lo scheletro di una «donna» vissuta 3 milioni e mezzo di anni fa.
(vivere in un determinato ambiente, Intorno ai 3 milioni di anni fa, l’afarensis scomparve dalla scena, lasciando il suo posto al-
mangiare determinate cose, ecc.).
Questo implica scarse possibilità di l’Australopithecus africanus. Pur presentando affinità con l’afarensis, l’africanus presenta
adattamento e di sopravvivenza, a un incremento del volume del cranio, una tendenza alla riduzione dei denti e un miglio-
vantaggio degli animali poco
specializzati che si adattano più ramento delle strutture di deambulazione.
facilmente alle nuove situazioni e Dall’africanus discendono due Australopitechi robusti, denominati robustus e boisei, che
hanno quindi maggiori possibilità di presto rivelarono una tendenza alla specializzazione. Infatti, in conseguenza di una nuo-
sopravvivenza.
va ondata di inaridimento climatico che investì l’Africa 2 milioni di anni fa, l’habitat del-
la savana subì delle profonde modificazioni. Fu così che gli Ominidi si trovarono alle pre-
nicchia ecologica se con nuovi problemi di sopravvivenza. Da una parte, rafforzarono l’andatura bipede,
Indica il luogo di un ecosistema in
cui, grazie all’interazione tra esseri come unico strumento per spostarsi alla ricerca di cibo; dall’altra, occorreva sfruttare la
viventi e ambiente, si realizzano i nuova nicchia ecologica rappresentata dagli ecosistemi aridi, in cui il cibo è sotto terra,
fattori più convenienti alla
sopravvivenza di una specie. duro e difficile da raggiungere. Le opzioni erano due: mantenersi poco specializzati, sfrut-
tando le possibilità offerte dalle mani libere e dallo sviluppo del cervello, che consenti-
vano il controllo dell’ambiente; oppure specializzare gli organi anatomici in maniera tale
ecosistema
L’insieme dei fattori chimici e fisici
di un ambiente e degli organismi
che in esso vivono. Ciascun
ambiente può essere considerato un
ecosistema allorché è possibile
pensarlo come un’unità integrata,
nella quale ogni parte che lo
compone agisce in funzione
dell’equilibrio del tutto.
® L’uso dei primi strumenti
[disegno di R. Bowen]
L’Australopiteco africanus iniziò a
differenziarsi dagli altri
Australopitechi attorno ai 2,5 milioni
di anni fa. La differenziazione dipese
dal modo in cui questa specie si
adattò ad alcuni cambiamenti
ambientali avvenuti nell’area della Rift
Valley e portò alla sua evoluzione in
Homo habilis. Anziché specializzarsi,
come alcuni Australopitechi, nella
ricerca di qualsiasi specie di
vegetali, anche quelle più dure da
masticare, Homo habilis consolidò la
tendenza a una dieta onnivora,
cibandosi pure di carne. Per fare ciò
sviluppò la capacità di costruire
oggetti, strumenti necessari a
tagliare, sventrare, ecc.
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