Page 32 - Profili di Storia
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                                                                                      Le culture preistoriche



                        1. Definire la preistoria

                         Storia e scrittura La lunghissima e più antica fase della vita degli uomini viene tradi-
                        zionalmente chiamata preistoria e distinta dalla storia sulla base di un criterio rigido: è
                        preistoria quella fase in cui gli uomini non conoscevano l’uso della scrittura e che di con-
                        seguenza non ha lasciato agli studiosi documenti scritti; solo con questi ultimi avrebbe in-
                        vece inizio la vera e propria storia.
                        La scrittura compare in momenti diversi nei vari contesti geografici. Di conseguenza, non esi-
                        ste una fase «preistorica» che accomuni contemporaneamente tutti i popoli della terra. In
                        Mesopotamia la preistoria (se intesa appunto come periodo caratterizzato dall’assenza di do-
                        cumenti scritti) si concluderebbe intorno al 3100 a.C., in Egitto verso il 3000, nella valle del-
                        l’Indo quattro-cinque secoli dopo, in Cina tra il 2000 e il 1500, in Grecia intorno all’800 a.C.,
                        in Italia intorno al 700 a.C. In altri territori questo è avvenuto in tempi molto più vicini a noi:
                        nella Germania settentrionale verso il 1000 d.C., in Russia verso il 1200, in America verso il
                        1500, in Africa centrale nel secolo scorso. Ancora oggi esistono nel nostro pianeta comunità
                        umane (per esempio quelle degli Aborigeni australiani) che non conoscono la scrittura.

                         Culture e scrittura, culture «senza scrittura» Oggi questa distinzione tra preistoria e
                        storia, fondata sul momento di apparizione della scrittura, viene giudicata insoddisfa-
                        cente da molti studiosi e ci si domanda se non sia troppo schematico far coincidere con
                        esso la nascita della storia. Il primo motivo di perplessità consiste nel fatto che quella di-
                        stinzione si basa su un unico elemento, per quanto di eccezionale importanza, e trascura
                        tutti gli altri. Per la vita dell’uomo, la divisione del lavoro e la nascita delle prime città non
                        furono eventi meno rivoluzionari della scrittura. Il secondo motivo che spinge ad abban-
                        donare quella distinzione tra storia e preistoria consiste nel fatto che operare una divi-
                        sione tra culture «con scrittura» e culture «senza scrittura» vuol dire schematizzare in mo-
                        do eccessivo la varietà dei gruppi umani, appiattirla in una semplificazione banale. Le cul-
                        ture senza scrittura, infatti, sono molto diverse l’una dall’altra: alcune vivono all’età del-
                        la pietra, altre invece raggiungono livelli di notevole complessità che ce le fanno appari-
                        re molto vicine a culture che fanno uso della scrittura.
                        Altra perplessità riguarda il rapporto tra il documento scritto e le nostre capacità di ri-
                        costruire il passato. Si dice: senza documenti scritti non siamo in grado di ricostruire la
                        storia dei nostri antenati, quindi non c’è storia senza scrittura. Ma questo ragionamento
                        non tiene conto dei grandi progressi compiuti dall’indagine archeologica, condotta ora
                        con metodi sempre più scientifici, in larga parte ignoti nell’Ottocento o semplicemente
                        fino a qualche anno fa. Questi metodi hanno ampliato le nostre possibilità di «fare sto-
                        ria» anche quando mancano completamente le testimonianze scritte.

                         Diversi tempi dell’evoluzione culturale Più in generale, la divisione della storia umana in
                        preistoria e storia o, come abbiamo visto, in una serie di «età» non deve far credere che questa
                        successione abbia un valore assoluto e valga contemporaneamente per tutti gli esseri umani
                        del pianeta. Le comunità umane hanno tempi diversi di evoluzione, ora più rapidi ora più len-
                        ti, e ancora oggi esistono piccoli nuclei che vivono nelle condizioni delle culture preistoriche.
                        Queste comunità vengono spesso chiamate «primitive»: l’aggettivo vorrebbe appunto carat-
                        terizzare un modo di vita tipico di uno stadio iniziale della civiltà. Nell’uso comune la parola
                        ha però un’accezione fortemente negativa, e «primitivo» è diventato sinonimo di «rozzo» e di
                        «incivile». Questi giudizi di valore, applicati alle comunità umane, non hanno alcun senso.  GUIDAALLOSTUDIO
                        Tutti i gruppi umani hanno infatti una loro cultura: vale a dire, un sistema fatto di determi-  1. Si può fare «storia» senza fonti
                                                                                                            scritte?
                        nate tecniche, usanze, abitudini, comportamenti, norme, credenze, religione. Non esiste vi-  2. Che cosa s’intende con il termine
                        ta sociale senza cultura, e l’affermazione vale tanto per le odierne società industriali quanto  «primitivo»?
                        per gli Aborigeni australiani.

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