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Unità 14
L’identità romana
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Cittadini in armi Questa circostanza si spiega con il fatto che Roma, a differenza degli π Schieramento da parata
altri Stati antichi, fece come abbiamo visto un uso molto largo della cittadinanza. Molti di una legione romana
cittadini significavano molti soldati. del I sec. d.C.
A Roma, ogni maschio di condizione libera, compiuti i diciassette anni, abbandonava l’in- La legione qui illustrata è articolata
in dieci coorti, ciascuna delle quali
fanzia e diventava iuvenis, «giovane»: tale qualifica lo rendeva disponibile per il recluta- conta sei centurie di 80 uomini circa,
mento fino all’età di sessant’anni [®Diventare adulti, p. 344]. Considerata la durata me- per un totale di 480 uomini; la prima
coorte fu successivamente
dia della vita (circa 45 anni), si può affermare che ciascun cittadino era, in teoria, reclu- rafforzata e strutturata in cinque
tabile durante la maggior parte della sua esistenza. centurie di 160 uomini, per un totale
di 800 uomini. Il legato (a)
Eserciti «nazionali» Ma nessuna organizzazione è possibile, nessuna efficienza realiz- comandante della legione, è assistito
da un tribuno laticlavio (b) di rango
zabile, se i combattenti non hanno forti motivazioni. I soldati romani divennero famosi senatorio, da cinque tribuni
anche per il loro acceso patriottismo e per uno spirito di corpo che li rendeva combatti- angusticlavi (c) di rango equestre, e
dal praefectus castrorum (d) che
vi anche in mezzo ai pericoli più gravi. sovrintendeva all’accampamento. Le
Questi requisiti dipendevano da alcuni elementi: anzitutto il fatto che le legioni erano re- insegne della legione erano affidate
all’aquilifero (e). Ciascuna centuria
clutate, come abbiamo visto, su base «nazionale», vale a dire sul fatto che erano intera- era comandata da un centurione; il
mente composte da cittadini romani, mentre gli alleati italici – legati a Roma da forti vin- centurione di grado più elevato (f),
detto primus pilus, guidava la prima
coli di fedeltà – fornivano i contingenti delle truppe ausiliarie. Dunque Roma – a diffe- centuria della prima coorte. Il
renza degli eserciti ellenistici e di quello cartaginese – non praticò l’arruolamento dei mer- centurione aveva alle sue dirette
dipendenze un trombettiere (g), un
cenari. Pur essendo spesso soldati assai esperti, autentici professionisti della guerra, i mer- vessillifero (h), un tesserarius
cenari avevano alcuni gravi difetti: combattevano bene se erano pagati bene e puntual- responsabile dei servizi di guardia (i),
un optio «vicecenturione»
mente, e se riuscivano a fare ricchi bottini. In mezzo alle difficoltà, quando la paga tar- responsabile della retroguardia e
dava ad arrivare e la guerra mostrava troppo a lungo tutto il suo peso di fatiche e di sof- dell’addestramento (l). La legione
era supportata da un contingente di
ferenze, questi soldati diventavano invece inaffidabili. Roma, come si è detto, poté per- cavalleria che oscillò tra le 300 e le
mettersi il lusso di fare a meno dei mercenari perché aveva soldati a sufficienza. 120 unità; a esso erano affidati per
lo più compiti di esplorazione o di
Punizioni e ricompense La compattezza degli eserciti romani era anche determinata consegna di dispacci: la cavalleria
destinata a scendere in campo era
da una disciplina molto severa che veniva applicata non solo ai soldati semplici ma anche prevalentemente costituita da truppe
ai ranghi superiori, secondo criteri di uguaglianza. I castighi venivano inferti con grande ausiliarie fornite da alleati e poste
sotto il comando di cittadini romani.
rigore, spesso alla minima mancanza. L’ideale eroico romano si fondava soprattutto sul- Stesso discorso vale per la fanteria
l’ubbidienza: le ostentazioni e gli esibizionismi non erano apprezzati. Questa severità ave- leggera che venne eliminata
dall’organico della legione e formata
va effetti positivi anche perché si associava a un sistema altrettanto accurato di premi e di da contingenti ausiliari.
ricompense.
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