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                                             Unità 14
                                             L’identità romana



                                             Confronto tra i Greci e i Romani
                                             Quando Roma s’impadronì di tutto il mondo mediterraneo e il suo impero non sembrò più ave-
                                             re avversari degni di questo nome, allora fu possibile fare bilanci attendibili. La domanda crucia-
                                             le era questa: perché le più illustri città greche, pur potenti e vittoriose, erano state tutte sconfit-
                                             te, mentre Roma aveva invece costruito il più grande impero che fosse mai esistito? La risposta
                                             veniva individuata, giustamente, nella politica romana della cittadinanza, molto più larga di quel-
                                             la greca.


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                  Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, II, 17  sta sciagura e abbandonarono la suprema-  ra; ne ricavò invece nuova energia e divenne
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                  Se io analizzo le usanze greche e le con-  niesi da quell’unica disavventura di Chero-  re col numero delle forze militari tutti quei
                  fronto a queste non saprei proprio lodar-  nea furono privati contemporaneamente  terribili frangenti e non, come insinuano ta-
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                  le, sia quelle dei Lacedemoni sia dei Teba-  dai Macedoni della loro preminenza sulla  luni , sfruttando la benevolenza della sorte;
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                  ni e degli Ateniesi, in sommo grado orgo-  Grecia e della libertà originaria.  anzi proprio grazie alla sorte sarebbe già
                  gliosi per la loro saggezza. Costoro infatti,  La città di Roma, invece, pur avendo grandi  affondata da un pezzo, e sarebbe bastata la
                  col salvaguardare la nobiltà della loro ori-  guerre in corso in Iberia e in Italia, pur im-  disfatta di Canne.
                  gine e col non concedere a nessuno, oppu-  pegnata nel recupero della Sicilia e della
                  re a pochissimi la cittadinanza – e non par-  Sardegna che si erano ribellate, in un mo-
                  liamo poi di alcuni che addirittura scaccia-  mento in cui la situazione in Grecia le era di-  1. A quelle romane.
                  no chi è straniero –, non ricavarono nulla  venuta ostile e Cartagine nuovamente lotta-  2. [®10.2].
                  di buono da siffatta superbia, avendone  va per la supremazia, quando l’Italia, tranne  3. [®10.3].
                  anzi i peggiori danni.              una piccola parte, era in rivolta e le trascina-  4. [®14.4].
                  Gli spartiati infatti, soccombendo nella  va addosso la cosiddetta guerra annibalica,
                  battaglia di Leuttra , nella quale perdette-  ebbene, Roma incalzata contemporanea-  GUIDAALLALETTURA
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                  ro millesettecento uomini, non ebbero poi  mente da così grandi pericoli, non ebbe la  1. Quale errore hanno compiuto le poleis greche,
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                  più la capacità di risollevare la città da que-  peggio, pur nelle condizioni avverse di allo-  2. Quale merito ha invece la città di Roma?



                                             I Romani visti dagli Ebrei

                                             Per una fortunata coincidenza siamo in grado di comprendere come i Romani fossero visti da un
                                             popolo che assisteva quasi da spettatore alle loro conquiste: gli Ebrei.
                                             Nel 161 a.C. fu sottoscritta tra i Romani e gli Ebrei – che sotto la guida di Giuda Maccabeo si era-
                                             no ribellati al re di Siria Demetrio – una dichiarazione di amicizia che prevedeva assistenza reci-
                                             proca in caso di aggressione nemica. Questa dichiarazione riconosceva il ruolo di Roma come
                                             grande potenza nel Mediterraneo orientale e come arbitro dei difficili equilibri di quell’area. I to-
                                             ni con cui un testo di circa trent’anni dopo (pervenuto nella Bibbia) racconta l’episodio, espri-
                                             mono bene le attese e l’immaginazione con le quali dalla Palestina si guardava alla città del Lazio.
                                             Roma appare come una comunità di uomini giusti e vittoriosi, che sconfiggono inesorabilmente i
                                             nemici e ricompensano generosamente gli amici.
                                             L’atteggiamento degli Ebrei avrebbe tuttavia ripetuto, nei secoli successivi, quello dei Greci: se da
                                             spettatori e da amici essi avevano manifestato tutta la loro ammirazione per i vincitori, passati al
                                             ruolo di sudditi avrebbero finito per condannare, come tutti i popoli vinti dai Romani, l’«ingiu-
                                             stizia» del conquistatore.


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                  I Maccabei, I, 8                    loro e accordavano amicizia a quanti si ri-  to. Aveva saputo quanto avevano compiu-
                                                      volgevano a loro e che erano forti e poten-  to nella Spagna per impadronirsi delle mi-
                  Giuda venne a conoscere la fama dei Ro-  ti. Gli furono narrate le loro guerre e le lo-  niere d’oro e d’argento che vi sono; e come
                  mani: che essi erano molto potenti e favo-  ro imprese gloriose compiute tra i Galli:  avevano sottomesso tutta la regione con la
                  rivano tutti quelli che simpatizzavano per  come li avessero vinti e sottoposti al tribu-  loro saggezza e costanza, benché il paese


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