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Unità 14
L’identità romana
namente accettabile: in Grecia, solo l’assemblea dei cittadini poteva creare nuovi cittadi-
ni. Si trattava di un procedimento complesso e difficile, che coinvolgeva un diritto so-
vrano della polis, per il quale non erano ammesse deleghe né a magistrati né, tanto me-
no, a privati. Completamente diverso lo scenario romano. A Roma il magistrato poteva
prendere decisioni in questa materia senza consultare l’assemblea. Ma ancor più impres-
sionante era, nel caso romano, la capacità d’iniziativa del singolo paterfamilias: la sua vo-
lontà, accompagnata da un semplice rituale e dall’approvazione formale del magistrato,
era sufficiente a liberare lo schiavo e a farne un cittadino con lo status di liberto. Ugual-
mente il paterfamilias aveva ampia facoltà di procedere all’adozione di nuovi membri nel-
la propria familia, anche qui assicurando i diritti di cittadinanza a chi non ne godeva.
Nella democratica Atene del V sec. a.C., acquisire la cittadinanza per mezzo del matri-
monio era inoltre impossibile: erano iscritti tra i cittadini di pieno diritto solo i figli nati
da genitori entrambi ateniesi. A Roma, invece, diventavano cittadini non solo i figli nati
dall’unione di un romano e di una straniera ma anche quelli nati dall’unione di una ro-
mana e di uno straniero.
Non meno sorprendente, se paragonato alla situazione greca, era il modo in cui i Roma-
ni procedevano alla fondazione delle loro colonie. Abbiamo già osservato la differenza
tra una colonia greca e una colonia romana: la prima era una città completamente auto-
noma rispetto alla madrepatria, la seconda era un pezzo di Roma fuori di Roma, comple-
to di cittadini romani che avevano il diritto di votare nelle assemblee che si tenevano a
Roma o di esercitare le più prestigiose magistrature romane [®12.11].
Vantaggi I vantaggi di questa soluzione erano evidenti. Mandando coloni romani in
Italia, e poi anche nelle province, la città procedeva a un’occupazione diretta e capillare
dei territori conquistati senza per questo privarsi di cittadini: Roma era dunque in grado
di esercitare un controllo territoriale più efficace e di mettere in campo grandi armate il
cui fulcro (le legioni) era interamente composto di cittadini accomunati dalla coscienza
di appartenere a un’unica patria.
Tra autoritarismo e duttilità La società romana era costruita su base autoritaria e oli-
garchica. Nella vita familiare il potere del pater poteva assumere forme dispotiche
[®14.5]. Nella vita pubblica il potere politico era di fatto nelle mani di una minoranza di
individui appartenenti a famiglie nobili e ricche. Questa minoranza occupava il senato, le
magistrature, i sacerdozi. Nelle due principali assemblee del popolo (i comizi centuriati
e i comizi tributi) il potere era nelle mani dei cittadini più ricchi; la discussione non era
ammessa e il popolo non aveva molta capacità d’iniziativa. L’organizzazione parallela che
si era data la plebe (concili della plebe, tribuni della plebe, ecc.), integrata nel quadro del-
le istituzioni cittadine [®12.2], conviveva con esse tra alti e bassi ma in un quadro di so- autoritarismo
stanziale armonia: i tribuni della plebe, molto spesso anch’essi nobili, agivano in sostan- È la caratteristica di un regime
ziale accordo con la volontà del senato. politico autoritario, in cui chi
esercita il potere tende a limitare
Questo autoritarismo, evidente sia nella vita privata sia in quella pubblica, non era tut- le libertà dei cittadini. Ma
tavia l’unica faccia del sistema. Esso si combinava, in un’inconsueta associazione, con ele- «autoritario» può dirsi anche di un
individuo (per esempio un padre
menti di grande apertura e duttilità. La famiglia, pur cementata da una struttura dispoti- o una madre) che esercita con
ca, era una struttura aperta, a causa delle adozioni. Il paterfamilias, liberando lo schiavo, intransigenza ed esagerazione
lo rendeva cittadino. Attraverso questi meccanismi di integrazione la società romana si la propria autorità.
rinnovava e si arricchiva.
Consenso Il carattere autoritario dell’organizzazione politica romana avrebbe potuto
creare una situazione di conflitto sociale e di crisi permanente. Certo non furono rari i
momenti difficili, in cui la città sembrò doversi paralizzare per lo scontro di gruppi e di LINK p.346
ceti contrapposti. Ma nel complesso il sistema continuò a funzionare talmente bene da I Romani visti dagli altri
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