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                                             Modulo 4
                                             Una nuova potenza                                  Unità 14
                                             mediterranea: Roma                           L’identità romana



                 ECONOMIA                    A tavola con i Romani
                 E AMBIENTE


                      ’alimentazione, com’è noto, è un  luganiga o luganega, che oggi indica però  Nel II sec. a.C. esplose sulle tavole dei Ro-
                 L elemento caratterizzante della cul-  una salsiccia tipica del Veneto e della Lom-  mani la mania del pesce. Non si trattava sol-
                 tura e dell’identità di un popolo. Anche l’a-  bardia). Le carni di maiale erano conserva-  tanto dei normali pesci mediterranei (orate,
                 limentazione dei Romani, come quella dei  te sia affumicate sia salate, e fornivano an-  saraghi, cefali, merluzzi, spigole, tonni, tri-
                 Greci, può essere definita «mediterranea»,  che ottimi prosciutti.         glie, sardine...) ma anche di molluschi e di
                 perché si basava sulla triade vino, olio e ce-  A Roma, la macellazione dei bovini fu proi-  crostacei. Nei mari non inquinati di allora
                 reali. Essa aveva però alcune caratteristiche  bita a lungo, per non sottrarre questi anima-  le ostriche si riproducevano con rapidità:
                 specifiche.                          li al lavoro dei campi, ed era solitamente li-  ne esistevano decine di specie e non man-
                 La base dell’alimentazione romana era co-  mitata agli animali vecchi e malati. Nei sacri-  cavano gli intenditori che le consumavano
                 stituita in origine da una polenta di cereali  fici agli dèi era regola abbattere bovini, ma le  crude e con l’aggiunta di qualche salsa, pro-
                 macinati, soprattutto farro e orzo; in seguito  viscere venivano bruciate e le parti migliori  prio come oggi. I Romani erano anche
                 questo cibo fu progressivamente sostituito  andavano ai sacerdoti. Quello che restava, e  grandi allevatori di murene, di cui apprez-
                 dal pane di frumento, bianco per i più ricchi,  cioè le parti scadenti, veniva distribuito o  zavano il sapore e che venivano cucinate in
                 nero con crusca per i poveri. Questi due ali-  venduto al pubblico. In età imperiale, il con-  mille modi.
                 menti avevano la stessa funzione che per gli  sumo di carne bovina si diffuse ma restò  Verdure e legumi, coltivati anche nei piccoli
                 Italiani di oggi hanno la pasta e il pane.  sempre piuttosto limitato: al manzo e alla vi-  orti urbani e suburbani, integravano la dieta
                 Il consumo di carne, inizialmente diffuso  tella, i Romani continuarono sempre a pre-  dei più poveri.
                 soprattutto tra i ceti più abbienti, si estese  ferire i capretti, gli agnelli e i porcellini. Ab-  Al primo posto tra le bevande era il vino, di
                 in seguito a settori più larghi della popola-  bondante era anche il consumo di pollame e  cui esistevano, come in Grecia, numerosi ti-
                 zione. Era nettamente preferita la carne sui-  di animali da cortile. Data la grande disponi-  pi e qualità, con prezzi molto vari.
                 na, che veniva cucinata arrosto, stufata o  bilità di selvaggina (l’Italia era ricoperta di  Tra i condimenti, il più usato era ovviamen-
                 lessa. Largo era il consumo delle salsicce,  boschi), la cucina romana faceva un largo  te l’olio di oliva, ma era anche molto diffusa
                 delle quali esistevano vari tipi: la più ap-  uso – ovviamente per chi poteva permetter-  una salamoia chiamata garum, che si ottene-
                 prezzata era la lucanica, detta così dal nome  selo – di cacciagione: fagiani, pernici, camo-  va dalla macerazione di pesci di vario tipo
                 della Lucania (odierna Basilicata), nei cui  sci, cervi, caprioli, cinghiali, lepri e tutto  con sale e aromi. Plinio la definisce «marciu-
                 boschi pascolavano grandi quantità di sui-  quello che la natura selvaggia poteva offrire  me di cose putrefatte», ma riconosce che i
                 ni (è rimasto nella lingua italiana il termine  per il piacere del palato.  Romani ne erano appassionati.


                                                                            √ Uova e cacciagione
                                                                            [da Pompei, Museo Archeologico Nazionale, Napoli]
                                                                            I Romani distribuivano i loro pasti in tre momenti della giornata.
                                                                            Iniziavano la giornata consumando vino puro, o vino e miele, con del
                                                                            pane insaporito con sale o aglio. Per gli adulti la colazione poteva
                                                                            essere anche arricchita da formaggio, uova e frutta secca, mentre per
                                                                            i bambini c’erano i biscotti preparati in casa o comprati nelle botteghe
                                                                            cittadine. Il pranzo era composto principalmente da piatti freddi (ancora
                                                                            formaggi, uova, frutta, ma anche pesce e legumi). La cena, invece,
                                                                            costituiva il pasto più complesso, con minestre e altri piatti caldi
                                                                            accompagnati da vino in abbondanza.











                                                    ® Fauna marina, II sec. d.C.
                                              [Museo Archeologico Nazionale, Napoli]
                  In questo particolare di un mosaico proveniente da Pompei è visibile al centro una
                   murena. Questo pesce, che raggiunge il metro circa di lunghezza, ha una bocca
                 fornita di numerosi denti robusti e acuminati. La murena secerne dalla bocca delle
                   sostanze tossiche capaci di disciogliere i globuli rossi presenti nel sangue delle
                   sue prede, portandole così alla morte. La sua carne è particolarmente pregiata.



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