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                                                                                                Dossier
                                                                              Gli esclusi dalla polis: gli schiavi



                         sembra adatta agli animali è un valido aiu-  che voglio far diventare fattori e li aiuto co-  c’è bisogno, hanno poi il loro stesso tratta-
                         to per insegnare l’obbedienza. Compiacen-  sì: le vesti che devo fornire ai lavoratori, co-  mento. Comunque, per quel che mi riguar-
                         do infatti ai loro peccati di gola, potrai por-  me le scarpe, non le faccio fare tutte ugua-  da, in nessun modo ritengo giusto che i più
                         tare a termine molte cose con il loro aiuto.  li, ma alcune peggiori, altre migliori, per-  bravi abbiano il medesimo trattamento dei
                         Le nature amanti dell’onore vengono inci-  ché sia possibile ricompensare con le mi-  peggiori.
                         tate anche con la lode. Alcune nature in-  gliori il più bravo e dare invece le meno
                         fatti hanno fame di lode non meno che al-  pregiate al peggiore. È perché mi sembra
                         tre di cibo e bevande.              [...]  che  le  persone  brave  si  scoraggino
                         Questi dunque sono i metodi che io stesso  molto quando vedono che sono loro che  GUIDAALLALETTURA
                         metto in pratica con l’idea di servirmi di  fanno i lavori, mentre quelli che non vo-  1. Senofonte pone l’educazione degli schiavi sullo
                         uomini più fidati; questi insegno a coloro  gliono né faticare né correre rischi, quando  stesso piano di quella di altre creature viventi?






                        La tortura dello schiavo
                        Privi di diritti politici, gli schiavi non potevano nemmeno testimoniare liberamente in tribunale.
                        La loro testimonianza aveva valore solo se resa sotto tortura, come se il supplizio fosse l’unica via
                        per far emergere la verità da individui considerati inferiori. Ma c’era di più: nel caso di un con-
                        tenzioso tra due cittadini, una delle parti poteva offrire un proprio schiavo da sottoporre alla tor-
                        tura, e usare le affermazioni estortegli per confermare le proprie asserzioni. Le parti in causa si ac-
                        cordavano su chi doveva attuare la tortura: si poteva ricorrere a un torturatore di professione, op-
                        pure se ne incaricava la parte avversa a quella che aveva offerto lo schiavo. Se il contendente che
                        torturava lo schiavo lo danneggiava in modo permanente doveva risarcire il proprietario.
                        A una situazione del genere si riferisce, in una commedia di Aristofane, un dialogo comico tra due
                        personaggi, uno dei quali accusa l’altro di averlo rapinato.



                        DOC21
                         Aristofane, Le Rane, 613-626        SANTIA In qualunque modo: in croce,  SANTIA Non ce n’è bisogno: prendilo co-
                                                             appiccalo, frustalo, sferzalo, scuoialo, tor-  sì e fa’ la prova!
                         SANTIA Voglio crepare se sono mai capi-  turalo. Poi buttagli l’aceto nel naso, dagli i  EACO Qua stesso, però: deve parlare in
                         tato qua, se ti ho rubato niente... fosse un  mattoni roventi, quello che vuoi. Una cosa:  faccia a te.
                         capello. Anzi, con te mi voglio comportare  suonalo, ma senza contorno di tartufi o ci-
                         da galantuomo: acchiappa il mio servo e  polline.
                         mettilo alla prova! Se scopri che ho torto,  EACO Giusta idea: ti dovessi stroppiare
                         accoppami.                          il servo, a dargliele, risarcimento assicu-  GUIDAALLALETTURA
                                                                                                  1. In che modo si poteva far emergere la verità
                         EACO Come alla prova?               rato.                                dagli schiavi, secondo Aristofane?




                        La condizione di meteco.
                        Gli stranieri e il benessere della città
                        Ad Atene i meteci dovevano pagare una tassa personale, il metòikion (letteralmente «imposta sui
                        meteci»). Il peso economico di questa tassa era modesto, il suo significato simbolico era però al-
                        tissimo: era inconcepibile, infatti, che un cittadino pagasse tasse sulla propria persona. Il meteco,
                        inoltre, non poteva presentarsi da solo in un tribunale. Gli era indispensabile un cittadino ateniese
                        che lo rappresentasse come patrono, e in ogni caso egli era trattato diversamente da un cittadino.
                        Ai meteci era infine proibito possedere terreni nel territorio della città. Le conseguenze di questa
                        restrizione furono importanti, poiché, esclusi dalla proprietà terriera, i meteci si dedicavano a tut-
                        te le attività non agricole: l’artigianato, il commercio, il prestito.
                        Tutto ciò finiva inevitabilmente per limitare l’afflusso degli stranieri nella città. Il problema era
                        molto delicato: da un lato, infatti, la città intendeva perseguire una politica di chiusura formale e
                        non era disposta ad ampliare il numero dei cittadini; dall’altro, gli stranieri rappresentavano un

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