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                                                                                                Dossier
                                                                                    Una città «senza donne»:
                                                                                              la polis greca



                        Meglio combattere che partorire
                        Medea è una figura grandiosa, che incarna, forse più di ogni altra nella letteratura antica, il dram-
                        ma della condizione femminile. Nella tragedia di Euripide che la vede protagonista, essa appare
                        fin dall’inizio nel ruolo della donna tradita e ripudiata dal marito Giasone. Medea lo aveva ama-
                        to fino al punto di lasciare per lui la sua terra natìa, e di seguirlo a Corinto, e gli aveva dato due
                        figli. Ma Giasone le aveva in seguito preferito un’altra donna, e l’aveva scacciata da casa. La di-
                        sperazione di Medea, ferita nei sentimenti e offesa nella sua dignità di donna, esplode in un furo-
                        re distruttivo di inaudita ferocia: uccide la nuova sposa di Giasone, e il padre di lei; spinge quin-
                        di all’estremo la vendetta contro il marito sacrificando i loro figli, unico bene superstite della lo-
                        ro disgraziata unione.
                        Ecco il grido di disperazione che, prima della vendetta, Medea rivolge alle donne di Corinto. So-
                        lo le donne, compagne di una sventurata condizione comune, possono essere in grado di parteci-
                        pare al suo dramma.



                        DOC26
                         Euripide, Medea, 230-251            schio: sarà buono colui o non sarà? Separar-  donne vivendo in casa viviamo senza peri-
                                                             si dal marito è scandalo per la donna, ripu-  coli e l’uomo ha i pericoli della guerra. Ra-
                         A me questa dura sorte cadutami addosso  diarlo non può. E ancora: una donna che  gionamento insensato. Vorrei tre volte tro-
                         inattesa mi ha spezzato il cuore. È finita per  venga a ritrovarsi tra nuove leggi e usi e co-  varmi nella battaglia anziché partorire una
                         me. Ho perduta ogni gioia di vivere e desi-  stumi, ha da essere indovina se non riesce a  sola.
                         dero solo morire, o amiche. Colui che per  capire da sé quale sia il miglior modo di
                         me fu tutto – oh, lo so bene ora –, il mio  comportarsi col suo compagno. Se ci riesce  1. Medea si riferisce qui all’usanza di fornire la dote
                         sposo, è divenuto il più vile degli uomini.  e le cose vanno bene e lo sposo di vivere in-  alla donna.
                         Di quanti esseri al mondo hanno anima e  sieme con la sua sposa è contento, allora è
                         mente, noi donne siamo le creature più infe-  una vita invidiabile; se no, è meglio morire.
                         lici. Dobbiamo anzitutto, con dispendio di  Quando poi l’uomo di stare coi suoi di casa  GUIDAALLALETTURA
                         denaro, comprarci il marito e dare un pa-  sente noia, allora va fuori e le noie se le fa  1. Perché, secondo Medea, la donna è la creatura
                                               1
                                                                                                  più infelice del mondo?
                         drone alla nostra persona; e questo è dei due  passare; ma noi donne a quella sola persona  2. Che cosa preferirebbe fare Medea piuttosto
                         mali il peggiore. E poi c’è il gravissimo ri-  dobbiamo guardare. Dicono anche che noi  che partorire?




                        Dominare la gelosia
                        Le etère erano donne dalla cattiva reputazione: solo donne                         √ Vaso con banchetto di etère,
                        di bassa estrazione sociale, schiave o straniere, poteva-                          VI sec. a.C.
                                                                                                             [Museo dell’Ermitage,
                        no essere disponibili a questa funzione, per coerci-                                  San Pietroburgo]
                        zione, per lucro e perché non avevano una rispetta-                                     Questo vaso, dipinto dal
                        bilità da difendere. Ma queste donne svolgevano                                          pittore Euphronios, raffigura
                        per l’uomo greco un ruolo complementare a                                                 un convito di quattro etère,
                        quello della moglie, gli davano cioè tutto ciò che                                        tutte identificate con il loro
                                                                                                                  nome. Le donne non
                        spesso non era previsto nel rapporto coniugale:                                           stanno allietando una
                        l’amore sensuale, la compagnia piacevole, lo                                              riunione di uomini, ma si
                        scambio intellettuale. Avere un rapporto più o                                            stanno godendo un
                                                                                                                 momento di relax fra donne
                        meno stabile con un’etèra, in parallelo al legame                                        che possono permettersi la
                        matrimoniale, era un fatto piuttosto diffuso (so-                                      libertà di adottare abitudini e
                        prattutto fra i ceti più abbienti), che non suscitava al-                             comportamenti tipicamente
                        cuna riprovazione sociale. E se poi le mogli legittime, a causa                    maschili – chi suona il flauto, chi
                                                                                                           beve, chi gioca e chi versa del vino.
                        di tali comportamenti provavano umiliazione e sofferenza, esse
                        non potevano far altro che subire, riscattando i patimenti attraver-
                        so la valorizzazione del proprio ruolo.
                        La sposa doveva essere comprensiva e conciliante verso i desideri
                        del marito, e bilanciare con il suo comportamento saggio e mi-
                        surato la sregolatezza dello sposo. Alla donna era affidata in-


                                                                                                                                185
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