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                                                                                La polis degli «uguali»: Sparta



                        Eroismo spartano.Giovani e vecchi
                        L’osservazione di uno storico come Erodoto, particolarmente attento a cogliere le differenze tra
                        le culture, trova conferma nei versi del poeta spartano Tirteo, che cantano l’ideale eroico cui do-
                        vevano ispirarsi i giovani spartani. Oltre all’amore per la patria emerge il dovere di rispettare i
                        «vecchi» (dobbiamo intendere gli opliti non più giovani), di proteggerli, ed eventualmente di sa-
                        crificarsi per loro. Anche questa era una caratteristica della società spartana: un ordinamento ge-
                        rarchico basato sull’età.



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                         Tirteo, frammenti 6 e 7 Gentili-Prato                  ché la lotta è con uomini; non lasciate, fuggendo,
                                                                                chi non ha più l’agilità: gli anziani.
                         Giacere morto è bello, quando un prode lotta           È uno sconcio che un vecchio cada in prima fila
                         per la sua patria e cade in prima fila.                e resti sul terreno innanzi ai giovani,
                         Abbandonare la città, le sue campagne                  con quel suo capo bianco e il mento grigio, e spiri
                         fertili, e mendicare, vagando                          l’animo suo gagliardo nella polvere,
                         con la madre diletta, il padre vecchio, i bimbi,       con le mani coprendo le pudende insanguinate
                         la cara sposa, è la cosa più turpe.                    – spettacolo indecente, abominevole –,
                         Dove giunga sarà come un nemico l’esule,               nude le carni: nulla c’è che non s’addica a un giovine
                         vittima del bisogno e dell’odiosa                      finché la cara età brilla nel fiore.
                         miseria. E insozza la sua stirpe, guasta la figura,    Da vivo, tutti gli uomini l’ammirano, le donne
                         ogni infamia lo segue, ogni viltà.                     l’amano, cade in prima fila: è bello.
                         Se per chi va così ramingo non v’è cura,               Resista ognuno ben piantato sulle gambe al suolo,
                         non v’è rispetto o riguardo o pietà,                   mordendosi le labbra con i denti.
                         combattiamo animosi per la patria, e per i figli
                         moriamo. E non si lesini la vita.
                         Via, combattete gli uni accanto agli altri, giovani,
                         non date posto a fughe, al panico,
                         fatevi grande e vigoroso l’animo nel petto,            GUIDAALLALETTURA
                         bandite il gretto amore della vita,                    1. Verso chi era indirizzato il rispetto dei giovani spartani, secondo il poeta
                                                                                Tirteo?




                        Le mense pubbliche

                        Nell’esistenza di un cittadino spartano la sfera privata aveva un peso estremamente ridotto. La fa-
                        miglia era praticamente inesistente, lo Stato era tutto. Rientravano in questa organizzazione di vi-
                        ta alcune usanze, come i «sissizi», le mense pubbliche dove gli spartiati si riunivano per consu-
                        mare i loro pasti in comune. Secondo la tradizione, questa abitudine era stata istituita da Licurgo
                        con l’intento di reprimere ogni propensione verso i piaceri e il lusso, che nuocevano all’efficien-
                        za fisica. Le mense pubbliche realizzavano inoltre quel principio di uguaglianza che Licurgo ave-
                        va posto a fondamento della costituzione spartana. Tutti i cittadini dovevano consumare insieme
                        gli stessi pasti, a cui ciascuno contribuiva nella stessa misura. I pasti, naturalmente, erano sempre
                        semplici e frugali, adatti a uomini che vivevano con il mito della prestanza fisica.




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                         Plutarco, Vita di Licurgo, 12       formaggio, due mine e mezzo di fichi e in
                                                             più una modicissima somma in denaro per
                         A mensa sedevano in gruppi di quindici,  le pietanze. Inoltre, quando uno sacrifica-  1. Il medimno era una misura di capacità, corrispon-
                         poco più poco meno, e ciascuno dei com-  va delle primizie o andava a caccia, inviava  dente a circa 52 litri.
                         mensali portava ogni mese un medimno di  una parte dei frutti o della preda alla men-  2. Misura di capacità corrispondente a circa 3 litri.
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                         farina, otto congi di vino, cinque mine di  sa, perché chi sacrificava o andava a caccia  3. Misura di peso corrispondente a circa 0,5 kg.
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