Page 160 - Profili di Storia
P. 160

P1_Modulo03a.qxp  22-02-2010  8:31  Pagina 145





                                                                                                Dossier
                                                                              La polis: una città senza palazzo



                        Odio aristocratico
                        Un ricco aristocratico di Megara, il poeta Teognide (VI sec. a.C.) esprime tutto il suo disprezzo
                        nei confronti dei ceti sociali emergenti. Uomini che fino a poco tempo prima erano umili e sotto-
                        messi come bestie da soma, ora sono divenuti fieri e arroganti. Sentimenti come questi dovevano
                        essere condivisi da moltissimi nobili greci negli anni in cui molti regimi oligarchici crollavano tra-
                        volti dal popolo e dai tiranni.



                        DOC6
                         Teognide, frammenti 58-62 West


                         Cirno , sì, la città è la città; la gente, un’altra. Quelli che, ignari d’ogni legge umana,
                             1
                         logoravano pelli caprine attorno ai fianchi, come cervi pascendo fuori porta,
                         ora sono ottimati , Cirno; e gli ottimati di prima, plebe. Come sopportare
                                      2
                         vedendo inonorati i buoni, e carichi d’onore i tristi? A un tristo chiede moglie un nobile,
                         s’ingannano l’un l’altro, si deridono l’un l’altro, non hanno idea di bene né di male.
                         Cavalli, asini, arieti, li vogliamo purosangue, e che montino femmine di razza:
                         ma una plebea figliola di plebeo la sposa un nobile tranquillamente, se la dote è grossa;
                         né a un marito plebeo, se ricco, dice no una donna: vuole il danaro, non la nobiltà...  1. È il destinatario cui si rivolge il poeta.
                         Ricchezza è ciò che conta. Sposano plebee con nobili e viceversa: mescolano il sangue  2. Nobili.
                         i soldi. E dunque non stupire se in città la razza s’offusca: plebe e nobiltà si mischiano.  3. È un appellativo onorifico attribuito a Cirno: let-
                         Non farti amico di nessuno di costoro, col cuore, in nessun caso, Polipàide .  teralmente «dai molti figli».
                                                                                    3
                         Amico, sì, di tutti fingiti a parole, ma non dire a nessuno cose serie:
                         conosceresti l’animo di quegli sciagurati. Nell’agire sleale essi non amano
                         che tortuosi raggiri, subdoli inganni, frodi. Sono irrecuperabili. Per sempre.  GUIDAALLALETTURA
                         Ormai non c’è per noi barlume di recupero, Cirno, ma un’aria di città che crolla.  1. Qual è la trasformazione sociale di cui si
                         Tutto a remengo, tutto alla rovina, e non ha colpa nessuno degli dèi, Cirno;  lamenta il poeta Teognide?
                                                                                                  2. Che cosa è importante nella società descritta
                         ma fu violenza d’uomini, turpe lucro, protervia, che da ricchezza ci gettò in miseria.  da Teognide?






                        Il tiranno tra dispotismo e moderazione.
                        Come i despoti orientali
                        Gli storici e filosofi antichi hanno lasciato riflessioni approfondite sul fenomeno della tirannide,
                        della quale coglievano soprattutto lo stridente contrasto con i princìpi e con le istituzioni della po-
                        lis. I caratteri fondamentali della tirannide coincidevano invece con quelli delle monarchie del Vi-
                        cino Oriente, un mondo giudicato «barbaro» anche perché in esso gli uomini non erano cittadi-
                        ni ma sudditi. Era questa anche l’opinione di Aristotele.




                        DOC7
                         Aristotele, Politica, 1313a-1314a   cuna altra cosa del genere, bensì control-  so le porte del palazzo – perché così non
                                                             lare tutto ciò da cui derivano di solito  potranno mai nascondere quel che fanno
                         Molte di queste norme dicono le abbia fis-  questi due sentimenti, la grandezza d’ani-  e si abitueranno a nutrire pensieri umili di
                         sate Periandro di Corinto e molte di ugua-  mo e la fiducia, non lasciare esistere circo-  sé, vivendo continuamente da schiavi – e
                         le natura si possono prendere anche dal  li di cultura e altre riunioni a scopo di stu-  tutte le altre simili prescrizioni persiane e
                         sistema di governo dei Persiani. Sono  dio, e far di tutto onde i sudditi restino il  barbare che sono di natura tirannica –
                         quelle [...] atte a conservare nei limiti del  più possibile sconosciuti gli uni agli altri –  perché hanno tutte lo stesso effetto –: cer-
                         possibile la tirannide: reprimere gli indivi-  perché è proprio il conoscersi che produ-  care pure che niente passi inosservato di
                         dui superiori, togliere di mezzo gli spiriti  ce soprattutto reciproca fiducia –; badare  quanto dice o fa ciascuno dei sudditi, ma
                         indipendenti, non permettere sissizi né  inoltre che quanti vivono in città stiano  avere delle spie, [...] e calunniare gli uni
                                                       1
                         consorterie politiche né educazione né al-  sempre in pubblico e s’intrattengano pres-  presso gli altri e aizzare amici contro ami-


                                                                                                                                145
   155   156   157   158   159   160   161   162   163   164   165