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                                             Unità 6
                                             La Grecia delle poleis



                  già prima la mia preghiera ascoltasti                  Ma quando la voglia di cibo e bevanda cacciarono,
                  dandomi onore, e molto colpisti l’esercito degli Achei;  i giovani coronarono di vino i crateri,
                  ora di nuovo, dunque, compimi questo voto:             ne distribuirono a tutti, versandolo in coppe, a libare;
                  ormai lontano dai Danai respingi il flagello umiliante!».  dunque essi tutto il giorno placarono il dio con il canto,
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                  Diceva così pregando, e Febo Apollo lo udì.            un bel peana intonando, i giovani degli Achei,
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                  E dopo che pregarono, gettarono i chicchi d’orzo,      cantando il Liberatore; godeva egli in cuore sentendo.
                  trassero indietro le teste, sgozzarono, scuoiarono;
                  tagliarono poi le cosce, le avvolsero intorno di grasso,
                  rilegandolo e sopra le primizie disposero              4. Danai erano detti gli abitanti di Argo, città del Peloponneso, fondata dal re Da-
                  sulle cataste il vecchio li ardeva e vino lucente      nao che vi si era trasferito con le cinquanta figlie; per estensione indica tutti gli Achei.
                  versava sopra; i giovani intorno avevano forche tra mano.  5. Apollo era detto anche Febo, un nome che significava sia «puro» sia «terrificante».
                  E quando le cosce furono arse, mangiarono i visceri;   6. Canto in onore di Apollo, nella sua veste di liberatore da tutti i mali e pestilen-
                  fecero il resto a pezzi, li infilarono su spiedi,      ze.
                  li arrostirono con cura, poi tutto ritolsero.
                  E quando finirono l’opera ed ebbero pronto il banchetto,  GUIDAALLALETTURA
                  mangiarono, e il cuor non sentiva mancanza di parte abbondante.  1. In che modo Crise cerca di placare l’ira del dio Apollo?





                                             Meglio ultimo dei vivi che primo dei morti

                                             Secondo i Greci, l’aldilà non riservava ai mortali né ricompense né punizioni. Tutte le anime dei
                                             defunti erano accolte nell’oltretomba, immaginato come un mondo triste e tenebroso. Punizioni
                                             e ricompense venivano sì dispensate dalle divinità, ma solo in questo mondo, attribuendo ad al-
                                             cuni esseri umani benessere e felicità, ad altri l’infelicità (ma la punizione divina poteva abbatter-
                                             si anche sui discendenti dei «colpevoli»). Dopo aver compiuto un sacrificio presso una cavità del
                                             suolo indicatagli da Circe, Odisseo entra in contatto con le anime della madre e degli amici mor-
                                             ti. Gli abitanti della «casa di Ade» sono tutte anime dolenti, e tutte rimpiangono la vita terrena.
                                             Achille non ha dubbi: preferirebbe essere il più misero dei mortali che il re dei morti.


                 DOC13
                  Omero, Odissea, XI, 210-223; 482-491                   prima da vivo t’onoravamo come gli dèi
                                                                         noi Argivi , e adesso tu signoreggi tra i morti,
                                                                                 3
                  L’incontro con la madre                                quaggiù; perciò d’esser morto non t’affliggere, Achille».
                                                                         Io dicevo così: e subito rispondendomi disse:
                  «Madre mia, perché fuggi mentre voglio abbracciarti,   «Non lodarmi la morte, splendido Odisseo.
                  che anche nell’Ade, buttandoci al collo le braccia,    Vorrei esser bifolco, servire un padrone,
                  tutti e due ci saziamo di gelido pianto?               un diseredato, che non avesse ricchezza,
                  o questo è un fantasma che la lucente Persefone 1      piuttosto che dominare su tutte l’ombre consunte».
                  manda perché io soffra e singhiozzi di più?».
                  Così dicevo e subito mi rispondeva la madre sovrana:
                  «Ahi figlio mio, fra gli uomini tutti il più misero...
                  non t’inganna Persefone figlia di Zeus;
                  questa è la sorte degli uomini, quando uno muore:
                  i nervi non reggono più l’ossa e la carne,
                  ma la forza gagliarda del fuoco fiammante 2
                  li annienta, dopo che l’ossa bianche ha lasciato la vita;  1. La moglie di Ade, regina dell’oltretomba.
                  e l’anima, come un sogno fuggendone, vaga volando.     2. Il fuoco usato per cremare il corpo dei defunti.
                  Ma tu cerca al più presto la luce».                    3. Gli Achei [®Unità 6, DOC12, nota 4].


                  L’incontro con Achille
                                                                         GUIDAALLALETTURA
                  «Ma di te, Achille,                                    1. Con quali sembianze viene rappresentata la madre di Odisseo?
                  nessun eroe, né prima, né poi, più felice:             2. Quale desiderio anima Achille, il re dei morti?


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