Page 158 - Profili di Storia
P. 158
P1_Modulo03a.qxp 22-02-2010 8:31 Pagina 143
Dossier
La polis: una città senza palazzo
gnato sul campo di battaglia gli aristocratici non potevano giustificare la loro posizione sociale do-
minante e i loro privilegi economici. Così afferma chiaramente un eroe messo in scena da Omero: il
re dei Lici, Sarpedone, che si rivolge al suo compagno Glauco incitandolo al combattimento.
DOC3
Omero, Iliade, XII, 320-328 dovessimo vivere sempre, senza vecchiezza né morte,
io certo allora non lotterei fra i campioni,
Glauco, perché noi due siamo tanto onorati non spingerei te alla guerra gloria dei forti;
con seggi, con carni, con coppe numerose ma di continuo ci stanno intorno Chere di morte
3
in Licia e tutti guardano a noi come dèi, innumerevoli, né può fuggirle o evitarle il mortale.
1
e gran tenuta abitiamo in riva allo Xanto 2 Andiamo: o noi daremo gloria a qualcuno o a noi quello.
bella d’alberata e arativo ricco di grano?
Ora bisogna che noi, se siamo i primi dei Lici,
stiamo saldi e affrontiamo la battaglia bruciante,
perché qualcuno dei Lici forti corazze dica così: 1. La Licia era una regione dell’attuale Turchia sud-occidentale.
2. Un importante fiume della Licia.
«Non ingloriosi davvero comandano in Licia 3. Le Chere erano le dee della morte.
i re nostri e grasse greggi si mangiano
e vino scelto, dolce come il miele; ma han forza GUIDAALLALETTURA
grande, perché tra i primi dei Lici combattono!». 1. In che modo sono onorati gli eroi lici Sarpedone e Glauco?
O amico, se noi ora, fuggendo a questa battaglia, 2. In quale modo hanno la possibilità di raggiungere gli onori?
Dall’eroe aristocratico all’oplita.
Eroici furori
Nelle società arcaiche, dominate dagli aristocratici, l’arma più
importante era la cavalleria: arma costosa e nobile, riservata a
un numero ristretto di individui dotati di rilevanti risorse eco-
nomiche e che avevano molto tempo da destinare all’adde-
stramento. Quando i cavalieri entravano nella mischia, i fanti
nemici, schierati in ordine sparso e armati alla leggera, erano
solo carne da macello: la vera battaglia si svolgeva tra cavalie-
ri. Il guerriero aristocratico combatteva con eroico furore,
quasi invasato da un dio. Era un grande protagonista, anima-
to da un unico scopo: far risplendere il proprio eccezionale va-
lore. Le battaglie descritte nei poemi omerici sembrano, non a
caso, più una moltiplicazione di duelli individuali – eroe con- π Una schiera di opliti
tro eroe – che uno scontro di eserciti. L’immagine riporta il particolare della decorazione di una brocca protocorinzia
In questi versi dell’Iliade vediamo Agamennone fare strage di del VII sec. a.C. con gli opliti muniti dei grandi scudi schierati in posizione di
nemici troiani irrompendo sulla scena come una belva. combattimento.
DOC4
Omero, Iliade, XI, 172-180, 218-261 Ditemi ora, o Muse, che avete sede in Olimpo,
chi si fece per primo incontro ad Agamennone
Molti fuggivano ancora in mezzo alla piana, come vacche che o dei Troiani o degli illustri alleati.
[il leone, Ifidamante figlio d’Antènore, grande e gagliardo [...].
venendo nel buio notturno, ha fatto fuggire tutte; Questi venne allora incontro all’Atride Agamennone.
a quella cui s’avvicina, baratro s’apre di morte [...]. E, quando furon vicini, marciando l’uno contro l’altro,
Così inseguiva l’Atride , il forte Agamennone, l’Atride sbagliò mira, andò deviata la lancia;
1
sempre uccidendo l’ultimo; essi fuggivano. Ifidamante, invece, alla cintura sotto il piastrone
Molti cadevano giù dai cavalli, proni o riversi colpì, spingendo con forza, fidando nella mano pesante.
sotto l’Atride; egli infuriava tremendo con l’asta. [...] Ma non trapassò la cintura lucida, molto prima
143