Page 93 - Storia dell'inquisizione spagnola
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il campo di azione, di assicurarsi le prede. In mancanza di
ebrei... ci furono i moriscos, i bestemmiatori e tanti altri.
Certo è che l’Inquisizione avrebbe avuto maggiori difficoltà
finanziarie se numerosi suoi funzionari non avessero goduto
di benefici ecclesiastici. Ed è probabile che la povertà abbia
favorito la corruzione, ricordata nel caso di Alonso de Hoces,
e di cui Garcia Carcel ha trovato a Valencia una quantità di
esempi.
Il problema dei famigli. Milizia suppletiva o
gruppo di pressione?
Il caso dei famigli (o familiari) dell’Inquisizione, già
affrontato a più riprese, merita un approfondimento, tanto
più che nel complesso è stato studiato assai poco: Henry
Kamen, pure così bene informato, dedica ai famigli meno di
due pagine, facendosi portavoce soprattutto delle lamentele
che il loro numero crescente suscitò nella società civile .
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Il famiglio è, come scrive Kamen, «un impiegato laico del
Santo Uffizio sempre pronto ad eseguire i compiti che il
tribunale gli affida», il quale, in cambio dei servizi resi,
beneficiava di un certo numero di privilegi? La definizione è
corretta per quanto non tenga conto della cronologia ed è
anche necessario sapere qual era l’origine della famigliatura,
chi erano i famigli, come venivano designati e come si
comportarono.
I famigli sono comparsi molto presto nella storia
dell’Inquisizione spagnola, poiché Ricardo Garcia Carcel ne
conta già venticinque a Valencia nel 1501. Certamente essi
sono nati da una necessità, quella di fare affidamento su
ausiliari laici capaci di partecipare direttamente a un
inseguimento o a un arresto, e il fatto che la loro nomina sia
sempre accompagnata dal porto d’armi è una conferma. È,
per esempio, un famiglio del Santo Uffizio, Augustín
Moranti, di Castellon de Villanueva, che, il 9 luglio 1658,
procede all’arresto del trigamo Martin Escribano di cui