Page 87 - Storia dell'inquisizione spagnola
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cause: non assiste a certe udienze, per andare a caccia; non

               si  presenta  ad  alcune  sedute  di  tortura,  così  che  bisogna
               andare  a  cercarlo...  Il  risultato  è  che  alcuni  imputati  non
               hanno potuto comparire all’autodafé del 1595 perché i loro
               processi non erano terminati, e uno di essi, il dottor Ramirez
               de Mesia, è morto in carcere. Ximenez de Reynoso è inoltre
               accusato di aver accettato dei regali, di aver accordato una
               «famigliatura»  per  400  reali,  di  trarre  profitto  dalla  sua

               influenza.  Infine,  vive  in  concubinaggio  con  una  dama  di
               Granada, doña Maria de Lara, mantenendola con così poca
               riservatezza da farla diventare la favola di Cordova: non l’ha
               forse sistemata nella juderia   con  la  madre  e  il  fratello?  La
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               dama  non  si  reca  forse  dall’inquisitore  a  notte  fonda  per
               ritirarsi solo al mattino? Alcuni testimoni sono categorici: gli

               amanti dormono insieme, nudi e le lenzuola portano le tracce
               dei  loro  amplessi;  l’inquisitore  arriva  in  tribunale  con  dei
               lunghi  capelli  biondi  sull’abito,  visibilmente  spossato  dalle
               notti d’amore. Si dice anche che abbia violentato doña Maria
               quando era procuratore a Granada e che abbia avuto da lei
               tre figli. Ma  in  assenza  di  Maria  ha  bisogno  di  altre  donne
               che riceve in casa sua per fare della musica e cantare.

                  Alfonso  Ximenez  de  Reynoso  incarna  così  l’immagine
               dell’inquisitore  autoritario  e  gaudente.  Alonso  de  Hoces,
               inquisitore  a  Siviglia,  contro  il  quale  l’ispezione  del  1611
               formula trenta accuse, sarebbe più una figura da commedia:
               violento,  eccessivo,  venale,  incompetente  infine  e,  per
               sovrappiù, con il gusto del canto, della poesia e della danza.

               Alonso de Hoces ha l’ingiuria facile: dà del villano a un suo
               collega,  dice  che  non  lo  vorrebbe  nemmeno  per  lacchè,
               tratta un altro da furfante (bellaco), minaccia un famiglio del
               Santo  Uffizio,  ne  ingiuria  un  altro,  insulta  una  vedova
               onorata,  di  costumi  irreprensibili,  sostenendo  che  vive  in
               concubinaggio;  ha  la  mano  lesta  e  sguaina  la  spada
               prontamente. Manca di assiduità alle udienze, non rispetta il

               segreto istruttorio, accetta numerosi doni, sia direttamente,
               sia tramite i suoi domestici, e si ritiene che i suoi servitori e
               lui stesso abbiano accumulato una fortuna: sono citati undici
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