Page 85 - Storia dell'inquisizione spagnola
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Uffizio. Sotto Carlo II, Diego de Sarmiento y Valladares,
dopo aver frequentato il collegio di Santa Cruz a Valladolid,
lo lasciò per diventare procuratore fiscale dell’Inquisizione
di Valladolid, poi inquisitore in quello stesso tribunale, in
seguito consigliere della Suprema e infine Inquisitore
generale per venticinque anni, dal 1669 al 1694, occupando
nello stesso tempo il seggio episcopale di Oviedo e di
Plasencia. Ugualmente, il riojano Juan Marin de Rodiezno,
nato a Najera nel 1628, cominciò gli studi a Granada sotto la
protezione di uno zio allora presidente delle Audienze di
quella città . Entrato in un altro famoso collegio di
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Salamanca, quello di Cuenca, iniziò la sua carriera al Santo
Uffizio come procuratore fiscale del tribunale di Cordova, nel
1655 fu poi inquisitore di Granada, quindi vescovo di
Badajoz dal 1681 fino alla fine dei suoi giorni, nel 1706.
Tutte queste carriere sono significative: duri studi
universitari in cui i diritti civile e canonico (Leyes e Canones)
sono importanti almeno quanto la teologia sono la condizione
necessaria per intraprendere la scalata al potere. Per i più
dotati o i più fortunati o anche i più abili, il percorso prevede
sempre le stesse tappe: un grande collegio universitario,
l’ingresso in un capitolo o il vicariato di una diocesi, i primi
passi al Santo Uffizio come procuratore, l’esercizio della
carica di inquisitore in uno o più tribunali, la chiamata al
Consiglio supremo dell’Inquisizione e l’elevazione
all’episcopato, la presidenza di una delle Audienze (Granada
e Valladolid in Castiglia; Barcellona, Saragozza e Valencia in
Aragona; le Audienze delle Indie); infine, privilegio
maggiore, la presidenza di uno dei grandi Consigli del regno:
il Consiglio delle Indie, di Castiglia, di Stato... Il politico e il
religioso sono indissolubilmente legati, ma si tratta di
esercitare il potere!
C’è dunque lotta, competizione, per ottenere questo
potere. Non illudiamoci soprattutto che gli studi di alto
livello abbiano dato ai nostri inquisitori solo il gusto della
speculazione intellettuale e abbiano permesso loro di