Page 50 - Storia dell'inquisizione spagnola
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commerciali,  la  soppressione  delle  esenzioni  fiscali  in  loro

               favore, la privazione della giurisdizione nei casi di bigamia,
               di bestemmia, di usura ecc.; la rappresentanza del vescovo
               locale ai processi, garanzie per gli accusati, ecc.
                  Non        senza         esitazione          Leone        X      ratificò        queste
               rivendicazioni.  Nel  1516  moriva  Ferdinando  e  i  suoi
               oppositori  poterono  sperare  che  il  nuovo  sovrano,  Carlo,
               avrebbe  soddisfatto  almeno  in  parte  le  loro  richieste  di

               riforma  ed  avrebbe  temperato  il  rigore  inquisitorio.  Tanto
               più che anche le Cortes di Castiglia, riunite a Valladolid nel
               1518, si schieravano dalla loro parte e formulavano le stesse
               rivendicazioni. Ma, nonostante qualche concessione, il nuovo
               re  seguì  la  stessa  politica  di  Ferdinando,  sia  direttamente,
               sia  attraverso  il  suo  consigliere,  il  cardinale  Adriano,

               Inquisitore  generale  dal  1518  al  1523  e  futuro  papa.  Carlo
               fece abortire a Roma la bolla in preparazione la quale dava
               soddisfazione  agli  oppositori,  non  senza  accompagnare
               l’accorta  azione  diplomatica  con  velate  minacce.  La
               capitolazione  del  papa  fondava  per  la  seconda  volta
               l’Inquisizione e Carlo V completava l’opera di Ferdinando.
                  Valeva  la  pena  di  sviluppare  il  caso  di  Valencia  per

               dimostrare la incrollabile volontà del Re Cattolico di imporre
               l’Inquisizione  a  tutta  la  Spagna  e  specialmente  al  proprio
               regno. È evidente che questa nuova istituzione era affare del
               re  di  Spagna  e  non  del  papa,  il  quale  si  era  lasciato
               sorprendere all’inizio e aveva manifestato spesso, in seguito,
               ma senza grande energia, le sue riserve o la sua opposizione.

               Nel 1518 era già troppo tardi: nel momento in cui esplodeva
               la grande  crisi  tedesca  il  papa  aveva  forse  la  possibilità  di
               opporsi al re di Spagna, diventato imperatore? Porre questa
               domanda è anche cercare una risposta.
                  Strumento  della  politica  reale,  agente  efficace  della
               centralizzazione  e  schermo  contro  l’azione  particolaristica
               dei  fueros,  il  Santo  Uffizio  si  sta  ormai  organizzando,

               estendendo  su  tutto  il  territorio  spagnolo  i  tribunali
               necessari  per  una  occupazione  soddisfacente  dello  spazio
               politico  e  sociale,  imponendo  infine  la  sua  presenza.
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