Page 48 - Storia dell'inquisizione spagnola
P. 48

nobiliari ed ecclesiastici si lamentano, i primi insistendo sul

               pericolo  di  «imperialismo  giurisdizionale»  rappresentato
               dall’Inquisizione ,  i  secondi  sottolineando  che  la  nuova
                                        3
               istituzione  sottrae  importanti  rendite  alla  chiesa  locale.
               Poiché,  assicurano  al  re:  «I  reverendi  inquisitori  [...]
               procedendo contro le eresie e i seguaci della setta giudaica,
               ne hanno condannati molti e hanno confiscato i loro beni, i
               quali  invece  sono  sotto  la  diretta  potestà  della  chiesa  di

               Valencia ...»  Questo  aspetto  sarà  uno  degli  elementi
                            4
               determinanti  dell’opposizione  del  clero  locale  alla  volontà
               reale.
                  Il re cerca allora di ridurre le tensioni accordando alcuni
               privilegi  al  clero,  ma,  contemporaneamente,  accelera
               l’introduzione  del  tribunale.  Gli  viene  quindi  inviata

               un’ambasceria guidata da Juan Ruiz de Eliori. Questa volta i
               valenciani  sono  ben  decisi.  Fanno  notare  che  l’Inquisitore
               domenicano Juan de Epiela non è stato nominato dal papa,
               non è stato designato dal padre provinciale del suo ordine,
               non risiede nel monastero del suo ordine a Valencia, il che
               mette  in  evidenza  la  violazione  del  fuero.  D’altra  parte,  e
               soprattutto,  essi  attaccano  la  procedura,  il  segreto  delle

               testimonianze e l’abuso della confisca dei beni. Il re oppone
               a queste osservazioni un completo diniego e i valenciani per
               il momento sembrano piegarsi;  ma  nel  1486  pubblicano  un
               manifesto           nel      quale       denunciano            con       precisione          i
               contrafueros commessi dal re e in particolare: a) la necessità
               di  un  permesso  di  vendita  dei  beni  per  coloro  che  hanno

               abiurato o sono stati riconciliati; b) la confisca dei beni dei
               condannati  a  penitenza  fuori  del  periodo  di  grazia;  c)  la
               confisca  dei  beni  posseduti  dall’epoca  in  cui  è  stata
               commessa l’eresia; d) limitazione della validità dei contratti
               stipulati dai condannati o riconciliati nel periodo anteriore al
               1479; e) la condanna a cento colpi di frusta e al marchio sul
               viso per i colpevoli di frode fiscale. A tutte queste misure i

               valenciani  oppongono  i  fueros  concessi  da  Giacomo  I,  il  re
               che aveva a suo tempo riconquistato Valencia caduta sotto il
               dominio musulmano.
   43   44   45   46   47   48   49   50   51   52   53