Page 360 - Storia dell'inquisizione spagnola
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crimine  era  firmato  per  l’opinione  pubblica,  e  la  famiglia

               della  vittima,  sostenuta  dal  secondo  segretario  di  stato
               Mateo Vazquez, chiese giustizia. Ma, contemporaneamente,
               don  Giovanni  morì  in  Fiandra  e  i  suoi  documenti  di  Stato
               furono rispediti a Madrid. Esaminandoli, Filippo II si accorse
               che don Giovanni e Escobedo erano sempre stati leali verso
               di  lui  e  che  Pérez  l’aveva  ingannato.  Dopo  di  allora,  la
               situzione  di  Antonio  Pérez  si  aggravò,  Mateo  Vazquez

               intensificò la propria azione e il 28 luglio 1579 Antonio Pérez
               e la principessa di Eboli vennero arrestati.
                  Il  processo  si  protrasse  per  parecchi  anni  a  causa  delle
               precauzioni che bisognava osservare nei confronti di Pérez,
               depositario di segreti di Stato. Tralasceremo i particolari che
               non  interessano  il  nostro  argomento.  L’importante  è  che

               Antonio Pérez riuscì a evadere nell’aprile 1590 e si rifugiò in
               Aragona.
                  Le  istituzioni  politiche  della  Spagna  erano  tali  che  in
               Aragona Pérez era protetto dai fueros.  A  Madrid,  era  stato
               perseguito  in  nome  del  re  di  Castiglia.  In  Aragona,
               dipendeva  dal  Gran  Giudice  d’Aragona,  magistrato  molto
               indipendente  nei  confronti  di  Filippo  II,  nella  cui  prigione

               godeva  effettivamente  di  una  grande  libertà  al  punto  da
               poter  intraprendere  una  campagna  d’opinione  destinata  a
               persuadere  gli  aragonesi  che  egli  era  una  vittima
               unicamente della ragion di Stato.
                  L’unica         soluzione         per       Filippo       II     era      il    ricorso
               all’Inquisizione,  vera  arma  assoluta,  perché  il  Consiglio

               supremo  dell’Inquisizione  era  il  solo,  come  sappiamo,  che
               avesse  giurisdizione  su  tutti  i  regni  spagnoli.  Gabriel
               Quiroga, Inquisitore generale, amico da lunga data di Pérez
               e che gli aveva testimoniato quest’amicizia anche dopo il suo
               arresto,  fu  dunque  costretto  a  inventare  di  sana  pianta
               un’accusa d’eresia contro Pérez e fu il confessore del re, il
               padre  Chaves,  che  fornì  gli  elementi  necessari  all’accusa

               scoprendo  in  alcuni  discorsi  di  Pérez  delle  bestemmie
               eretiche.  Per  questo  motivo,  gli  inquisitori  di  Saragozza
               fecero  trasferire  Antonio  Pérez  dalla  prigione  del  Gran
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