Page 337 - Storia dell'inquisizione spagnola
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nove castigliani (di cui un montanaro), quattro andalusi, uno
della Murcia, uno dell’Estremadura, un «turco» di Tetuan!
L’estrema mobilità delle popolazioni dell’Europa occidentale
nel Cinquecento è confermata una volta di più.
Alcuni degli accusati si trovavano in condizioni di
dipendenza gli uni dagli altri. Dipendenza professionale: nel
1556, Juan de la Rosa, morisco, è perseguito per aver
commesso il peccato abominevole col suo domestico Juan de
Mediana, ma i due supposti partners negano ostinatamente
e, nel dubbio, l’Inquisizione si limita ad imporre loro la
separazione. La stessa accusa è rivolta a Bernard de Zuba,
pergamenaio, e al suo domestico Miguel Barbaran nel 1571:
anche questa volta i due negano con fermezza e sono alla
fine liberati.
Relazione coniugale: Antonio Prat che non ha più di
vent’anni è accusato da sua moglie di aver commesso con lei
la sodomia imperfetta. Molto più tardi, nel 1817, il maestro
calzolaio di Segorba, Vincente Perez, e sua moglie Pascuala
Gil vanno a confessare spontaneamente la stessa
perversione: Pascuala, dapprima esitante, alla fine si era
lasciata fare di buon grado, per dare piacere a suo marito –
dice – a meno che non si trattasse di un metodo
contraccettivo...
Infine, rapporto gerarchico: tale è il caso del professore di
grammatica Antonio Nicholas Creixans con i suoi giovani
allievi nel 1593; o quello del direttore dei corsi del
monastero della Mercede a Valencia, fra Manuel de
Arbustante che ha sodomizzato almeno otto novizi, incapaci
di sfuggire al suo fascino; e quello del provinciale dei
Mercedari di Valencia che aveva l’abitudine di darsi da fare
con i coristi e che ha sodomizzato almeno quattro monaci, i
frati Jaime Vicens, Josef Burguete, Fernando Berneu e
Isidoro Montaner, per non parlare del ragazzo di 13 o 14
anni che divide la sua cella. Poiché questi processi si
celebrano nel 1685 e nel 1687, è chiaro che il convento della
Mercede a Valencia è diventato un tempio
dell’omosessualità.