Page 332 - Storia dell'inquisizione spagnola
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autodafé del 1578 e del 1579 sono dedicati quasi unicamente
ai moriscos. Nessun atto «contro natura» è citato
nell’autodafé del 21 aprile 1578 e quello del 16 novembre
1579 ne condanna solo sei, tutti puniti con la massima pena
per bestialità.
D’altra parte la svolta degli anni intorno al 1560
corrisponde, lo si è capito, alla fine del Concilio di Trento.
Abbiamo visto, con Jean-Pierre Dedieu, che le posizioni
rigide del Concilio riguardo i delitti sessuali, già perseguiti
con accanimento dalle società conquistate alla Riforma,
avevano impegnato l’Inquisizione nella difesa del matrimonio
cristiano. In Aragona il raggio della repressione delle
anomalie sessuali è solo più ampio poiché include sodomia e
bestialità, ma si tratta sempre della stessa lotta. A Saragozza
come a Toledo, gli anni 1560-1590 rappresentano l’età di
ferro dell’azione del Santo Uffizio per la normalità sessuale.
Ma chi erano gli accusati? Quale era l’esatta natura dei
delitti? Come ne valutava la gravita l’Inquisizione? Quali
erano le pene? Quante le vittime? La documentazione fornita
dal tribunale di Saragozza per gli anni 1540-1580, alla quale
abbiamo aggiunto l’autodafé del 1° dicembre 1593 e una
trentina di processi valenciani giudicati fra il 1572 e il 1817
ci permetteranno di dare risposte non definitive a queste
domande, ma già sufficientemente fondate .
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Sociologia dell’abominevole
In questa galleria dell’orrido, di reprobi, una sola donna.
Non sappiamo quasi niente di lei. L’informazione è secca,
imprecisa. Essa compare all’autodafé del 7 giugno 1549 con
questa indicazione: «Juana de Martinez, morisca, per
tentativo di sodomia, bandita per sempre da Saragozza». Si
tratta verosimilmente di lesbismo perché la sodomia
«imperfetta» è generalmente denunciata come tale, ma non
abbiamo nessuna certezza al proposito.
Così i maledetti sono quasi tutti uomini. Saremmo tentati