Page 334 - Storia dell'inquisizione spagnola
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Benché le nostre informazioni siano incomplete, si può
tentare una classificazione socioprofessionale: conosciamo la
professione o lo stato di 70 dei 105 sodomiti e di 36 dei 63
accusati di bestialità, ossia delle proporzioni comparabili.
Così, la sociologia della bestialità sembra semplice: venti
contadini, cinque pastori, due braccianti formano già
un’ampia maggioranza. Alcuni di essi vivono in piccoli paesi
o in frazioni isolate della montagna aragonese. Troviamo
ancora un garzone di scuderia, un giovane (mozo), un
adolescente, cinque artigiani e uno studente. Punto e basta.
La bestialità è un’occupazione di povera gente, spesso di
uomini molto soli. Non si presta ai giochi vari che gli
omosessuali reinventano o ripetono.
Il peccato fra uomini si pratica in una società molto più
ricca di contrasti. Contadini, pastori e braccianti
rappresentano i tre quarti degli amori bestiali (27 su 36).
Essi non sono che una frazione sia pure notevole dei
sodomiti registrati (13 su 70). Gli artigiani sono già un po’
più numerosi: sedici. Quasi tutti piccoli artigiani: tessitori di
tele o di fustagni, cardatori, materassai, pergamenai o
maniscalchi. Alcuni domestici: cuoco o sguattero, cameriere,
scudiero. Ma soprattutto una ventina di uomini di condizione
sociale molto più elevata: un medico, un maestro di
grammatica che ricerca il piacere fra i suoi allievi, un
giurista molto eloquente «che si difende bene e smonta
l’accusa», il sacrestano di san Paolo di Saragozza e un
cantore; ancora più su, quattro gentiluomini, fra cui un
italiano, Giulio Piccolomini, cavaliere di Siena, morto in
carcere il 13 dicembre 1571, dopo essere stato condannato a
quattro anni di galera. Si sa poco degli altri tre caballeros:
don Pedro de Zuñiga, abitante a Saragozza, don Juan de
Granada y de la Cerda, di Catalayud, e infine don Luís de
Guzman, originario di Ecija.
Il clero è molto rappresentato nella galleria degli
omosessuali: 10 dei 107 omosessuali censiti sono degli
4
ecclesiastici, sette preti secolari e quattro monaci, di cui uno
sfratato, il domenicano francese Bernat Alaguédes, che