Page 286 - Storia dell'inquisizione spagnola
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conservato una serie di Cartas acordadas della seconda metà
del Cinquecento che vertono tutte sullo stesso tema: gli
eretici preparano edizioni immense in castigliano per
inondare il paese: bisogna raddoppiare la vigilanza. Le cifre
citate sono talmente alte, le formule talmente stereotipate
che è difficile non vedervi una favola adatta a sostenere e a
rafforzare la diffidenza verso la stampa e a mantenere
all’erta gli agenti del Santo Uffizio. Viene creato allora il più
efficiente strumento di questo controllo: la visita delle navi.
Nei porti principali il commissario dell’Inquisizione sale per
primo a bordo delle navi in arrivo per verificare che non
trasportino libri proibiti. I problemi sono molteplici: rivalità
fra i doganieri, proteste dei mercanti furenti per una
ispezione supplementare, astuzia dei contrabbandieri (Simón
Ruiz, il famoso mercante di Medina del campo, faceva
passare dei libri nelle balle di lana che importava),
negligenza e venalità dei commissari. Malgrado tutto, sino
alla fine del secolo XVII il sistema funziona. In quanto ai libri
legalmente importati, si è dovuto ben presto rinunciare a
farli trasportare nella capitale per l’esame da parte del
Consiglio. I commissari li verificano nel porto stesso.
Al controllo dei punti d’entrata corrisponde il controllo dei
punti di vendita. È uno dei compiti essenziali dei commissari
ordinari, oltre, naturalmente, i commissari speciali di Alcalá
e di Salamanca, di cui abbiamo visto l’importanza. A forza di
ispezioni nelle librerie, essi devono assicurarsi
dell’ortodossia delle opere vendute. A volte organizzano
operazioni in grande stile. Il 25 ottobre 1566 Siviglia si
sveglia letteralmente occupata dai famigli che setacciano
tutte le librerie della città. Poi i commissari appongono i
sigilli. Si procede quindi all’esame delle botteghe, libro per
libro. Dopo il 1605 le librerie dovranno tenere una lista
aggiornata delle giacenze e registrare il nome degli
acquirenti.
Questo ci porta all’ultima maglia della catena, il lettore,
anch’egli sorvegliato. Dal 1549 egli deve denunciare i libri
proibiti che possiede; dal 1559 solo l’Inquisitore generale