Page 281 - Storia dell'inquisizione spagnola
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Germania comanda. Nel 1559 il Catalogo dei libri proibiti, ad

               opera  del  Molto  Reverendo  D.D  Fernando  de  Valdés,
               Inquisitore generale  di  Spagna,  un’opera  affrettata,  genera
               un momento di panico, di difficile interpretazione anche per i
               contemporanei,  come  provano  le  numerose  lettere  in  cui  i
               tribunali provinciali chiedono chiarimenti. Lo stesso anno la
               giurisdizione esclusiva sui possessori di libri proibiti passa al
               Santo Uffizio in virtù di una bolla pontificia. Poco prima, essa

               aveva  pubblicato  una  censura  generale  delle  Bibbie,  frutto
               dell’esame  sistematico  di  queste  opere,  al  quale  ci  si
               dedicava  da  due  anni.  «Periodo  di  brancolamenti»  dice
               Virgilio  Pinto  Crespo.  Almeno  si  creano  dei  precedenti  che
               confermano la giurisdizione del Santo Uffizio sulla stampa.
                  Perché anche lo Stato irrigidisce le sue posizioni. Nel 1554

               Filippo II e Carlo V decidono che d’ora in poi solo il Consiglio
               reale  potrà  rilasciare  licenze  di  stampa  in  termini  che  non
               lasciano  alcun  dubbio  sulla  loro  volontà  di  ridurre  la
               produzione:  «Informati  che  le  licenze  di  stampa  vengono
               accordate  con  facilità  e  che  si  stampano  molti  libri  inutili,
               privi  d’interesse  e  pieni  di  cose  sconvenienti...».  Nel  1558
               viene  promulgata  una  prammatica  feroce:  «Chiunque

               stamperà  o  farà  stampare  un  solo  libro  [...]  senza  nostra
               autorizzazione  [...]  incorrerà  nella  pena  di  morte  e  nella
               perdita di tutti i suoi beni, e il suddetto libro sarà bruciato
               pubblicamente».  Nello  stesso  momento,  a  Valladolid,  viene
               smantellata una comunità «luterana». Negli anni seguenti, il
               dispositivo inquisitoriale viene perfezionato. Sarà necessario

               ora  descriverlo  come  si  presenta  verso  la  fine  del
               Cinquecento.
                  L’Inquisizione  non  si  occupa  di  censura  preventiva;  è
               affare dello Stato che dispone di strumenti idonei. Certo, ci
               fu qualche esitazione, come nel 1527 quando il Santo Uffizio
               concesse  una  licenza  per  la  stampa  delle  opere  di  san
               Bernardo, come nel 1536, quando la Suprema rivendicò per

               sé questo potere. Ma dal 1550 una Carta acordada proibisce
               questa  pratica  e  ormai  non  si  verificano  che  casi  isolati,
               senza  valore  legale.  Il  suo  controllo  viene  esercitato  a
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