Page 241 - Storia dell'inquisizione spagnola
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limitative (1514), questo per l’Aragona.
Istruzioni limitative nel 1514 e nel 1534 per la Castiglia.
Ben presto però si arriva a un modus vivendi: all’Inquisizione
le bestemmie «eretiche», alla giustizia ecclesiastica o regia
le altre. Il che non mancava di imprecisione: infatti, come
definire la bestemmia eretica ? Il Santo Uffizio, in ogni
modo, non sembra essersi trovato in imbarazzo, almeno nella
prima metà del Cinquecento, per giudicare ciò che voleva .
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La bestemmia non era dunque al centro delle
preoccupazioni inquisitoriali: appare piuttosto come attività
di complemento quando il tribunale non ha molto da fare.
Tuttavia essa ha avuto un ruolo importante: per il suo
tramite molti sono entrati in contatto personale col
tribunale. Non con la cupa macchina anonima che ci hanno
spesso descritto, ma con una giustizia rapida, familiare,
perfino rassicurante: più che un processo, una confessione.
Fu un mezzo importantissimo per far conoscere
l’Inquisizione alle masse di Vecchi Cristiani che, fino al 1530,
avevano avuto pochi rapporti con il Santo Uffizio.
Francisco Becerro aveva delle noie col suo curato.
«Maledizione a Dio» disse un giorno «voi mi chiedete di
acconsentire che gli asini del curato vengano a ragliare nel
mio cortile e per giunta di passare per ladro io? Tacete» e
strappandosi la barba si mise in ginocchio dicendo:
«Maledizione a te Dio, io ti rinnego, smetto di credere in te,
ovunque tu sia». Poi, rendendosi conto di ciò che aveva fatto,
si buttò nuovamente in ginocchio dicendo: «Signore,
perdonami, io non sapevo ciò che dicevo». E prosternandosi,
baciava il suolo. Per calmare i suoi scrupoli ha tentato di
tutto: condannato dagli alcaldi a un mese di prigione, si è in
seguito autodenunciato al visitatore apostolico, poi si è fatto
assolvere dal suo curato in virtù della bolla che aveva
acquistato. Ma rimane quel «rinnego Dio» che non vuole
andar giù. Solo l’Inquisizione... e l’alcalde lo fa deferire a
Toledo nel 1548 .
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