Page 245 - Storia dell'inquisizione spagnola
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esaltato. Quanto alla tradizione delle spiritose parodie, come
quelle che abbiamo descritto più sopra, essa non sembra
essersi perduta, a giudicare da ciò che accadeva a Teruel
intorno al 1750 in certe riunioni di notabili che ci descrive
Bartolomé Bennassar. Al di là di una semplice repressione,
occorre un’opera educativa. L’Inquisizione sa che la sola
repressione, per quanto feroce, non raggiunge alcun
risultato durevole. Si deve piuttosto approfittare del delitto
per correggere il delinquente, grazie a una penitenza
accuratamente dosata in relazione alla sua responsabilità, e
soprattutto, educare gli altri. Si sarà notato il carattere
spesso pubblico delle pene per bestemmia; si sarà notata
anche la messa in scena per l’esecuzione di Ferrer, calcolata
per eccitare un pubblico già emozionato dall’enormità del
crimine, e il successo di un’operazione bene orchestrata:
40.000 persone che urlano il loro entusiasmo e il loro odio
per l’eresia! Fino ai nostri giorni raramente si è riusciti a
fare di meglio. Con tutte le difficoltà di un dosaggio esatto e
il pericolo sempre presente di una reazione di rigetto.
«Qualche frase sconveniente di persone di
bassa condizione»
Le schede di cui si compone il rapporto di attività inviato
dall’Inquisizione di Calahorra alla Suprema nel 1553 non
sono un modello di precisione. Tredici di esse rientrano nella
categoria che stiamo studiando ora, ossia un po’ meno della
metà del totale. Di sette casi non abbiamo particolari: una
sola parola ci informa sulla natura del delitto. Per gli altri sei
possiamo essere più precisi: Juan de Aguiñaga ha detto che il
corpo di Nostro Signore Gesù Cristo era rimasto nella tomba
e la sua anima era salita al cielo; che il giorno del giudizio
universale egli avrebbe ripreso il suo corpo e giudicato i vivi
e i morti; che Dio è morto di fatto e non di diritto. Juan Saenz
sostiene invece che dopo la morte di Gesù noi andiamo tutti
in cielo, che non esiste l’inferno. Juan de Guadalajara dice