Page 221 - Storia dell'inquisizione spagnola
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testimone  parla  dei  suoi  rapporti  di  amicizia  con  certe

               mujercillas          (donne         di     strada)        e     dice      inoltre        che
               «desidererebbe che il Santo Uffizio verificasse possibilmente
               a quale scopo egli aveva avuto una così lunga relazione con
               dona María de Sanabria, una donna di questa città, di cui è
               notoria la mancanza di senno e con la quale nessuna persona
               per  bene  di  qualsiasi  condizione  fa  amicizia  né  parla».  Il
               commissario del Santo Uffizio di Toledo controlla molte cose

               in  questa  causa,  ma  mai  le  relazioni  del  padre  gesuita.  La
               beata  doña  Geronima  è  anch’essa  accusata  di  avere  una
               relazione col suo confessore: su questo punto il Santo Uffizio
               non  le  chiede  alcuna  delucidazione.  Quest’accusa  ricorre
               continuamente in tutte queste cause.
                  Nel Seicento gli spagnoli dubitano spesso della virtù delle

               beate e quando si trattava di queste donne adocchiate dagli
               ecclesiastici le lingue si scioglievano.

                  Cosa  pensano  di  queste  donne  coloro  che  hanno  a  cuore
               l’anima  dei  fedeli,  coloro  che,  più  che  reprimere,  devono

               guidare,  coloro  che  ormai  confessano  in  massa  in  un
               confessionale  e  assolvono.  Questi  «nuovi»  ecclesiastici  che
               predicano  la  contrizione,  il  pentimento  sincero  dei  peccati
               per  amore  di  Dio,  all’opposto  di  questa  Inquisizione  che
               sollecita un pentimento dettato dal timore come condizione
               per  il  perdono:  in  una  parola  l’attrizione.  «Con  poco  temor

               de  Dios  y  de  su  conciencia»  dice  il  fiscale  parlando
               dell’eretico.
                  In tutte queste cause le accusate sono state in contatto con
               religiosi  (gesuiti,  carmelitani,  trinitari)  e  li  hanno  informati
               sulle loro rivelazioni. Essi hanno cercato di convincerle a non
               renderle  pubbliche,  a  diffidarne  perché  potevano  essere  il
               frutto di un’illusione demoniaca o della loro immaginazione,

               a  considerarle  con  umiltà  e  a  non  servirsene  per  farsi  una
               reputazione, informandole anche del pericolo che correvano
               di  essere  incomprese  e  di  conseguenza  denunciate
               all’Inquisizione.  Nessuno  l’ha  fatto.  Nessuno  ha  collaborato
               con il Santo Uffizio tranne il domenicano nel caso di Almagro
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