Page 218 - Storia dell'inquisizione spagnola
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ammalata e ricorre ai medici per curarla. E così essa viene

               internata  all’ospedale  di  Balsamo.  Interrogata,  risponde  in
               modo incoerente e con parole eretiche, parla di fantasmi e di
               sacrilegi. In queste risposte tutto si confonde. Gli inquisitori
               fanno  tanta  fatica  a  trovare  l’eretica,  l’illuminata  che
               chiedono  ai  medici  se  è  possibile  una  diagnosi  di  pazzia.
               «Poiché sembra che, durante le udienze, l’incriminata non si
               sia  espressa  in  modo  normale,  ordinano  che  i  medici  del

               Santo  Uffizio  la  visitino  e  la  esaminino  e  che  sotto
               giuramento dichiarino cosa pensano delle capacità di questa
               accusata.  E  poiché  costei  ha  tenuto  ragionamenti  poco
               conseguenti, che dichiarino cosa pensano di lei in merito alle
               azioni  segnalate  in  questo  processo  e  al  suo  modo  di
               esprimersi.»

                  Prestato  giuramento,  i  medici  le  sentono  il  polso  e,
               trovandolo  normale,  chiedono  di  esaminare  più  a  lungo  la
               beata. Dopo un secondo esame fanno una diagnosi di follia
               apparente;  non  possono  sondare  le  anime  e  lasciano  agli
               inquisitori la responsabilità di decidere se tale stato è reale o
               simulato.  Essi  rifiutano  di  considerare  decisivi:  «i  segni  di
               scarsa  importanza  come  l’audacia  dello  sguardo  e  il

               nervosismo  dei  piedi,  i  quali  sembrano  naturali  in  questa
               donna». La follia non rientra esclusivamente nel campo della
               medicina,  dicono  i  medici  agli  inquisitori.  Nel  dubbio,
               l’Inquisizione può internarla per evitare lo scandalo, non può
               punirla.  Ana  de  Abella,  di  cui  non  conosciamo  la  sorte,  ha
               probabilmente finito i suoi giorni nell’ospedale di Balsamo.

                  Un  altro  esempio.  Nel  1612  la  beata  Jeanne  de  la  Cruz,
               novizia nel convento sivigliano de la Paz, viene accusata da
               tredici testimoni di aver detto di essere caduta in estasi con
               l’aiuto  del  demonio  e  di  essersi  talvolta  sollevata  da  terra
               fino  al  soffitto.  Qualificata  nemica  formale  della  fede,
               sospettata di eresia illuminista, viene arrestata il 28 giugno
               1611, senza sequestro dei beni. Durante le udienze, confessa

               di avere «involontariamente e per ignoranza adorato Satana
               che  per  ingannarla  aveva  assunto  l’apparenza  del  Bambino
               Gesù. Afferma di aver compreso il proprio errore quando il
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