Page 212 - Storia dell'inquisizione spagnola
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partecipa.  Le  beate  della  città  si  riuniscono  per  pregare,

               talmente  terrorizzate  che  i  capelli  si  rizzano  loro  in  testa.
               María  García  le  rincuora:  è  tutto  frutto  del  loro  debole
               cervello, di cui Satana è pronto a impossessarsi, avido com’è
               di  trascinare  nell’errore  coloro  che  si  dedicano  alla
               preghiera. Un uccello nero, posatosi su una finestra, ne è la
               prova. Le donne sono letteralmente morte di paura. Al che il
               marito prudentemente consiglia loro di parlarne ai rispettivi

               confessori,  poiché  quello  dell’istigatrice  sembra  al  corrente
               di tutto. In questo fatto che è oggetto di una lunga relazione,
               l’Inquisizione, ancora una volta, non interviene.
                  Come spiegare questa clemenza inquisitoriale, se non con
               il  fatto  che  il  Santo  Uffizio  accorda  credito  ai  maneggi
               femminili solo per l’eco che essi destano?

                  A  contrario,  nella  causa  di  Catalina  de  Jesús,  la  grande
               notorietà della beata preoccupa quanto l’ondata di vocazioni
               che suscita. In risposta, l’Inquisizione prende una decisione
               radicale  che  dà  la  misura  del  pericolo  che  essa  avverte.
               Miguel  de  la  Pinta  Llorente  cita  una  lettera  del  Consiglio
               supremo  agli  inquisitori  di  Siviglia,  in  cui  si  chiede  un
               rapporto  su  queste  donne  «che  vanno  vestite  da  beate  e

               vivono  come  tali,  senza  essere  in  comunità  né  in  clausura,
               alcune sottomettendosi in obbedienza ad altre persone. E dal
               fatto che ciò è stato permesso derivano alcuni inconvenienti,
               che potrebbero diventare anche maggiori se non vi si pone
               rimedio  rapidamente.  Dietro  consiglio  del  Reverendissimo
               Inquisitore  generale,  desidereremmo  essere  informati  degli

               inconvenienti, risultanti dal fatto che le suddette donne sono
               autorizzate  a  portare  quegli  abiti  da  beate,  senza  essere
               chiuse nelle loro case fra di loro e separate dalla comunità e
               a  fare  professione  di  obbedienza  come  fanno  alcune,  e  se
               non  sarebbe  bene  proibire  questo  modo  di  vivere  e  quale
               ordine  vi  sembra  infine  che  dovremmo  dare,  affinché  col
               vostro parere, vi sia posto il rimedio opportuno ».
                                                                                       11
                  Non si può essere più chiari.
                  Per  arginare  questo  flusso  di  vocazioni  femminili,  il
               Consiglio  supremo  progetta  l’internamento  delle  beate,  la
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