Page 181 - Storia dell'inquisizione spagnola
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dell’insicurezza in cui viveva il personale inquisitoriale e per

               chiedere una protezione supplementare.

                  A  Valencia  il  problema  era  più  complesso.  Questa
               provincia  aveva  il  più  grosso  concentramento  di  arabi  di
               tutta  la  Spagna,  una  popolazione  quasi  esclusivamente

               rurale  e  soggetta  ai  grandi  proprietari  terrieri.  La
               sollevazione  nel  1520  dei  Germanías,  rivoluzione  urbana
               diretta contro la nobiltà locale, diede l’idea agli organizzatori
               di questo movimento di liberare i vassalli mori battezzandoli,
               e  servirsene  poi  come  massa  di  manovra  per  abbattere  il
               potere  feudale.  Fra  il  1520  e  il  1522,  migliaia  di  moriscos

               furono battezzati a forza.
                  La rivolta però fu soffocata e si poteva quindi supporre che
               questi battesimi forzati non sarebbero stati considerati validi
               e che i moriscos avrebbero avuto il diritto di tornare alla loro
               fede musulmana. Ma le autorità e soprattutto l’Inquisizione
               non  furono  di  questo  avviso  e  il  Santo  Uffizio  incominciò a
               vigilare affinché questi Nuovi Cristiani non trascurassero la

               loro nuova religione.
                  All’inizio,  il  sovrano  fu  incline  a  una  politica  di
               pacificazione,  e  in  questo  senso  l’Inquisitore  generale  si
               rivolse a tutti i tribunali il 28 aprile 1524. Tuttavia, lo spettro
               della repressione fece ben presto la sua comparsa. Carlo V
               fu  sciolto  dal  papa  dal  giuramento  di  non  perseguire  gli

               ultimi musulmani spagnoli e contemporaneamente invitato a
               prendere  le  disposizioni  necessarie  per  indurli  alla
               conversione.  Nel  maggio  1525,  Manrique  accordò  pieni
               poteri su Valencia a Gaspar de Avalos, vescovo di Guadix. Di
               fronte  alle  resistenze  incontrate,  l’assimilazione  per  via
               pacifica cedette progressivamente il passo alla repressione.
                  Il  13  settembre  dello  stesso  anno,  il  re  ordinò  che  tutti  i

               musulmani fossero battezzati; se essi accettavano avrebbero
               goduto  degli  stessi  privilegi  dei  cristiani.  Ma  nello  stesso
               tempo, la morsa si stringeva grazie alle misure prese contro
               di loro. L’8 dicembre il re inviò un ultimatum: la conversione
               o l’espulsione entro la fine del 1525.
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