Page 179 - Storia dell'inquisizione spagnola
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L’opposizione alle attività del Santo Uffizio era ovviamente
un fatto personale dei moriscos perseguitati, ma le petizioni
inviate alla Corte furono appoggiate dal Capitano generale di
Granada, da alcuni nobili e perfino dall’arcivescovo. I
rappresentanti dell’antica aristocrazia morisca si erano
associati a queste petizioni.
Fra il 1550 e il 1580, la repressione inquisitoriale fu molto
limitata, ma il fatto che 609 moriscos siano stati riconciliati,
con la conseguente confisca dei loro beni, dimostra che il
Santo Uffizio non aveva rinunciato alla sua politica di
spoliazione dei Nuovi Cristiani. Si può calcolare che fra il
1550 e il 1570 si sia impadronito ogni anno dei beni di circa
sessanta moriscos. Si comprende quindi perché, dopo la
dispersione dei granadini per tutta la Castilla, conseguenza
della rivolta degli Alpujarras (1569), gli inquisitori abbiano
incontrato difficoltà a racimolare i 3.000 ducati da versare
annualmente al Consiglio supremo.
Il ricorso ormai abituale alla confisca dei beni dei moriscos
spiega chiaramente una delle cause della ribellione. Nello
stesso tempo, si assiste a un aumento della percentuale dei
moriscos condannati rispetto ai non-moriscos. La
repressione inquisitoriale contro i moriscos raggiunse il
culmine nei cinque anni precedenti la rivolta degli
Alpujarras, poi diminuì, logicamente, dopo l’espulsione dei
moriscos, e le vittime privilegiate tornarono ad essere come
prima del 1530 i giudeizzanti.
Per comprendere l’accresciuta importanza delle confische
in quest’epoca, bisogna tener conto di vari fattori: il
tribunale doveva autofinanziarsi e non aveva molte fonti di
reddito per pagare le spese correnti che erano, sembra,
molto elevate. Nel 1571, per esempio, benché avesse
licenziato gran parte dei suoi dipendenti, l’Inquisizione di
Granada contava ventinove oficiales la cui retribuzione
ammontava a oltre 1.100.000 maravedis all’anno. Inoltre, i
dignitari ricevevano generose sovvenzioni per il loro alloggio
e riservavano somme ingenti per la costruzione e la
manutenzione delle sedi inquisitoriali, a cui bisognava