Page 178 - Storia dell'inquisizione spagnola
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1501 e riguardano uno i bagni di Granada e l’altro i libri. I

               libri e i manoscritti arabi che potevano trasmettere il dogma
               coranico  dovevano  essere  consegnati  alle  autorità,  con  la
               sola  eccezione  dei  testi  di  medicina,  di  filosofia  o  delle
               cronache.  Seguendo  l’esempio  dei  Re  Cattolici,  anche
               l’Inquisizione diede durante tutto il secolo una vera e propria
               caccia a quelle opere, il cui possesso comportava la confisca
               dei beni, eventualmente accompagnata dalla fustigazione in

               pubblico e dalla condanna a qualche anno di lavori forzati.
                  Altri  rescritti  riguardavano  il  porto  d’armi  e  le  vesti  di
               foggia araba, la lingua, le danze (zambras), il deguello (rito
               islamico della macellazione degli animali per uso alimentare)
               e infine gli usi relativi alle nascite, ai matrimoni e ai funerali.
               Questo  elenco  di  proibizioni  mirava  a  sopprimere  tutte  le

               caratteristiche  culturali  dei  moriscos.  Costoro  tentarono
               invano  di  appellarsi  a  Carlo  V,  offrendo  anche  somme  di
               denaro per farle abrogare.
                  Nel  1526,  la  sede  inquisitoriale  fu  trasferita  da  Jaén  a
               Granada,  e  la  preoccupazione  dei  moriscos  fu  così  grande
               che  l’inquisitore  Manrique  concesse  loro  un  periodo  di
               grazia  di  tre  anni  durante  i  quali  essi  avrebbero  potuto

               confessare le loro colpe e beneficiare dell’indulgenza. Erano
               però esclusi coloro che persistevano nei dinieghi, coloro che
               trasmettevano              la     fede        musulmana             e     coloro         che
               circoncidevano  i  figli.  Tuttavia,  tre  anni  dopo,  al  primo
               autodafé celebrato nella città comparvero solo tre moriscos
               su 89 penitenti.

                  Dal  1530  al  1549,  non  conosciamo  sufficientemente
               l’attività  del  tribunale,  ma  le  persecuzioni  furono  severe  a
               giudicare  dai  molti  passi  compiuti  dai  moriscos  per
               attenuarne  gli  effetti.  Ciò  che  preoccupava  soprattutto  i
               granadini  era  la  confisca  dei  beni,  pena  applicata  senza
               eccezioni  a  tutti  i  casi  di  maomettismo.  Per  sospendere
               questa sanzione, essi proponevano in cambio di offrire alcuni

               tributi  alla  Corona:  120.000  ducati,  nel  1543,  200.000  nel
               1555,  e  100.000  e  3.000  annuali  all’Inquisizione  nel  1558.
               Dopo  lunghi  negoziati,  queste  offerte  furono  respinte.
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