Page 176 - Storia dell'inquisizione spagnola
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fatto dell’unificazione religiosa un obiettivo prioritario della
sua politica. Essa si sforzò in particolare di assimilare i
moriscos e di integrarli con i cristiani. In questa ardua
impresa che aveva come scopo di estirpare definitivamente
dal paese l’islamismo e di indurre i moriscos a un’adesione
sincera al cristianesimo, la Chiesa, il governo e
l’Inquisizione, presero a turno o simultaneamente diversi
provvedimenti, ma l’Inquisizione rimase la principale
struttura repressiva: controllò e diresse le azioni più coerenti
e più energiche per risolvere il problema morisco a seconda
della situazione politica.
Ritroviamo sempre lo stesso ciclo di avvenimenti nelle
province di insediamento musulmano: dapprima il battesimo
forzato, poi l’insurrezione armata dei moriscos, e infine le
reazioni ufficiali che decretano l’assimilazione completa con
la popolazione cristiana, pur concedendo un periodo
intermedio di «grazia».
La persecuzione
La repressione variò nello spazio e nel tempo. Conobbe
periodi di grande intensità che si alternavano con periodi di
relativa calma in cui l’Inquisizione era indotta a fare delle
concessioni e furono i sovrani, particolarmente Carlo V, che
frenarono lo zelo del Santo Uffizio.
Il primo che organizzò la repressione inquisitoriale contro i
moriscos fu Alfonso Manrique, il quinto Inquisitore Generale,
arcivescovo di Siviglia e più tardi cardinale della Chiesa
romana. Egli istituì un catalogo delle accuse da portare
contro i moriscos, catalogo che veniva ripubblicato in forma
di editto tutti gli anni, in una delle domeniche di Quaresima.
I cristiani erano obbligati a denunciare nello spazio di sei
giorni e sotto pena di scomunica i gesti, le parole e il
linguaggio dei moriscos catecumeni.
L’Inquisizione era particolarmente sensibile al problema
dell’istruzione religiosa dei moriscos. Spesso le si è