Page 177 - Storia dell'inquisizione spagnola
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rimproverato di perseguire coloro che si erano convertiti da
poco e che quindi erano stati catechizzati solo molto
superficialmente. Infatti, nella prima metà del secolo,
l’Inquisizione viene regolarmente invitata a dar prova
d’indulgenza ed a tener conto che questi moriscos sono dei
neofiti.
Furono allora fondate scuole, conventi e parrocchie per
istruire i ragazzi moriscos, furono organizzate delle missioni
evangeliche e, nel 1566, fu pubblicata a Valencia una
Doctrina christiana en lengua arabiga y castellana, opera di
Martin de Ayala, arcivescovo di Valencia, il quale voleva
rendere il catechismo più accessibile ai moriscos. Gli sforzi
in questa direzione si moltiplicarono per tutto il
Cinquecento, ma i mezzi impiegati si rivelarono insufficienti
e lo scacco fu ben presto evidente.
Le autorità tentarono anche il ricorso ai matrimoni misti
incoraggiandoli in ogni modo e diversi decreti obbligavano i
moriscos a mescolarsi con i cristiani; ma il pregiudizio molto
diffuso della limpieza de sangre e le gravi conseguenze
pratiche del medesimo ostacolavano il generalizzarsi di tali
matrimoni.
Editti di grazia furono d’altronde emessi frequentemente
dal sovrano, dal papa o dal vescovo del luogo, e anche
dall’Inquisizione: si proponeva ai moriscos l’assoluzione dal
peccato di eresia a condizione che confessassero le loro
colpe. Ma questi editti ebbero scarso effetto perché i
moriscos non avevano alcun desiderio di diventare cristiani e
si limitavano a utilizzarli solo per guadagnare tempo e
sfuggire all’Inquisizione.
In compenso, abbondavano le misure prese per cancellare
ogni traccia della religione islamica. Dall’epoca in cui
divenne obbligatoria la conversione si succedettero le
ordinanze per costringere i moriscos a conformarsi agli usi e
ai costumi dei loro nuovi padroni. A poco a poco, tutti gli
aspetti della loro vita religiosa e sociale divennero oggetto di
interdizione.
I primi editti reali di cui siamo a conoscenza risalgono al