Page 158 - Storia dell'inquisizione spagnola
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Cordova,  per  esempio,  negli  anni  1541-1543,  la  somma  dei

               beni  sequestrati  si  aggirava  sui  10.501.126  maravedis                                  *
               (28.488 ducati) mentre un secolo più tardi (1652-1655) era
               di 52.100.115 . In questo periodo il numero dei processi per
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               giudaismo  era  senz’altro  il  più  elevato;  delle  ottantotto
               persone che comparirono all’autodafé di Llerena il 23 aprile
               1622,  settantotto  furono  condannate  per  giudaismo  di  cui
               settantuno  riconciliate,  due  rimesse  al  braccio  secolare  e

               quattro arse in effigie. La maggior parte degli accusati erano
               portoghesi o discendenti di portoghesi stabilitisi nelle grandi
               città:  Trujillo,  Caceres,  Plasencia,  Mérida,  Don  Benito,
               Villanueva  de  la  Serena,  Almendralejo  e  Valencia  di
               Alcantara,  dove  svolgevano  essenzialmente  un’attività
               commerciale: i due condannati a morte erano dei mercanti .
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                  Per sfuggire all’offensiva del Santo Uffizio, molti scelsero
               l’esilio. Negli ultimi vent’anni del regno di Filippo IV, 12.000
               famiglie espatriarono, fra le quali quella dei fratelli Cardoso,
               amministratori delle imposte.  Ma  solo  i  più  ricchi  poterono
               stabilirsi  all’estero  lasciando  dietro  di  sé  una  situazione
               economica disastrosa dovuta al gran numero di fallimenti nel
               settore  commerciale  di  Madrid  e  di  altre  città.  Priva  del

               sostegno  finanziario  dei  marrani,  la  Spagna  si  avviava  alla
               decadenza.
                  Durante  il  regno  di  Carlo  II,  l’eliminazione  dei  banchieri
               portoghesi  continuò.  Luís  Marquez  Cardoso,  direttore  del
               Monopolio  di  Stato  dei  tabacchi,  appartenente  a  una  ricca
               famiglia  che  aveva  un  ruolo  sociale  analogo  a  quello  dei

               Cortizos,  fu  riconciliato  come  sua  moglie,  all’autodafé  di
               Toledo nel 1669. Francisco Baéz Eminente, considerato il più
               grande  finanziere  di  Castiglia,  fu  condannato  nel  1691.
               L’accordo  del  7  settembre  1654  sembra  essere  stato
               applicato  nei  riguardi  della  sua  famiglia,  poiché  suo  figlio
               continuò  a  prestare  la  sua  opera  alla  Corona.  Nel  1691
               l’Inquisizione  arrestò  e  processò  altri  due  banchieri,  Simón

               Ruiz  Pesoa  e  Francisco  de  Castillo,  originario  di  Ecija.  Il
               regno  degli  ultimi  due  Asburgo  si  contraddistinse  per
               l’eliminazione del mondo finanziario converso.
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