Page 154 - Storia dell'inquisizione spagnola
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con  la  famiglia  Enríquez,  fu  sospettata  di  aver  effettuato  i

               lavacri del cadavere. Queste pratiche igieniche, poco usate a
               quanto  sembra  nel  secolo  XVII  e  confuse  con  i  riti  ebraici,
               furono denunciate in occasione di diversi processi e ritenute
               prova insufficiente, giacché cinque persone furono assolte e
               liberate  nel  1624:  Isabel  de  Paredes.  doña  Ana  Rodriguez,
               doña Bianca Gomez, Diego Gomez de Fonseca e don Diego
               Enríquez.  Il  tribunale  inquisitoriale  condannò  invece  due

               persone:  Isabel  Enríquez  e  suo  marito  Andrés  Lopez  de
               Fonseca,  accusati  ambedue  di  giudaismo.  La  prima,
               torturata in caput alienum, dichiarò di aver partecipato più
               volte a cerimonie ebraiche. Il secondo, nonostante occupasse
               un  posto  importante  nella  gerarchia  sociale,  in  quanto
               corregidor,  non  sfuggi  al  giudizio  del  Santo  Uffizio.  La

               confessione di una prima riconciliazione nel 1604 e della sua
               origine  portoghese  influenzò  notevolmente  il  verdetto  degli
               inquisitori. Vent’anni dopo il perdono generale ottenuto dalla
               Santa  Sede  per  tutti  i  marrani,  la  tolleranza  verso  questa
               minoranza veniva di nuovo contestata. Il processo di Andrés
               Lopez de Fonseca   ebbe delle ripercussioni sul piano locale,
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               poiché  negli  anni  seguenti,  l’Inquisizione  perseguitò

               principalmente i conversos di origine portoghese. Nel 1625
               furono  arrestate  cinquantadue  persone  di  cui  quarantatré
               erano  nate  in  Portogallo  e  sei  erano  di  lontana  origine
               portoghese  o  avevano  legami  di  parentela  con  dei
               judeoconversos  portoghesi.  Lo  stesso  accadde  l’anno
               seguente,  in  cui,  sui  ventitré  condannati,  tredici  avevano

               legami con questo paese. Come nel caso Enríquez, anche le
               famiglie  subirono  la  stessa  sorte:  nel  1625  e  nel  1626,
               quindici  famiglie  furono  imprigionate,  cioè  trentaquattro
               persone,  un’ulteriore  prova  che  l’Inquisizione  di  Valladolid
               intendeva annientare i focolai criptogiudeizzanti.  Inoltre,  la
               stretta  collaborazione  fra  il  tribunale  di  Valladolid  e  quelli
               del Portogallo, in particolare quello di Coimbra, per impedire

               le  fughe  dei  marrani  dal  Portogallo,  non  era  che  la
               dimostrazione  della  politica  repressiva  e  sterminatrice
               applicata contro i marrani presi fra due fuochi.
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