Page 120 - Storia dell'inquisizione spagnola
P. 120

convincenti.  Ora,  quali  sono  le  rimostranze  degli  aragonesi

               contro la procedura del Santo Uffizio alle Cortes di Monzón
               nel 1510 e nel 1512, poi alle Cortes di Saragozza nel 1518;
               dei  catalani  alle  Cortes  di  Valladolid  nel  1518?  Sempre  le
               stesse. Ciò che urta profondamente gli spagnoli è il segreto
               in  cui  sono  tenuti  gli  accusati  dal  momento  della
               carcerazione. Del resto, le prigioni dell’Inquisizione verranno
               definite nei testi «prigioni segrete». Gli accusati non sanno

               né di che cosa sono accusati, né da chi; non possono ricevere
               visite  dai  familiari  e  sono  addirittura  tenuti  lontani  gli  uni
               dagli  altri.  L’anonimato  dei  testimoni  appare  a  molti
               un’innovazione scandalosa. Così, le capitolazioni presentate
               dalle  Cortes  aragonesi  a  Carlo  V  nel  1518,  contengono
               numerosi articoli relativi ai testimoni (articoli 5, 7, 8, 9, 18,

               25):  gli  articoli  7  e  8  affermano  il  diritto  degli  accusati  di
               conoscere i nomi dei testimoni che avevano deposto contro
               di loro e le date di tali deposizioni; l’articolo 9 chiedeva che
               ai  falsi  testimoni  fosse  applicata  la  pena  del  taglione.
               Nell’articolo 11, si richiedeva il diritto di visita per i parenti
               degli       accusati.         I     catalani         presentarono            le      stesse
               rivendicazioni e la prammatica che sarebbe stata preparata

               dal cancelliere fiammingo di Carlo, Jean Le Sauvage, di cui
               Llorente  dà  il  testo  ma  che  non  fu  mai  pubblicata,  forse  a
               causa  della  morte  prematura  del  cancelliere,  richiamava
               effettivamente  l’Inquisizione  alla  pratica  del  diritto  comune
               canonico.
                  Le  motivazioni  della  prammatica  facevano  esplicito

               riferimento agli abusi del segreto e gli articoli 10, 11, 15 e
               16  regolamentavano  l’audizione  dei  testi  dei  quali  gli
               accusati  avevano  il  diritto  di  conoscere  l’identità  e  la
               deposizione. Ugualmente, l’articolo 13 accordava il diritto di
               visita ai parenti degli accusati: moglie, figli, genitori e amici.
               Così la protesta nata a Saragozza nel 1485, contro una simile
               procedura  «nuovissima  e  mai  usata,  molto  pregiudizievole

               per il regno», parve vicina al successo. Infatti i tre brevi del
               papa Leone X nel 1519 sembravano concedere la vittoria agli
               avversari  della  nuova  procedura,  forse  grazie  al  denaro
   115   116   117   118   119   120   121   122   123   124   125